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La decisione

Canapa industriale, svolta dal Riesame di Sassari: «Nessun reato, sequestro senza motivazione»

di Nadia Cossu
Canapa industriale, svolta dal Riesame di Sassari: «Nessun reato, sequestro senza motivazione»

Il tribunale ha ordinato la restituzione dei beni ai due imprenditori

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Sassari È un’ordinanza – quella pronunciata dal tribunale del Riesame di Sassari lo scorso 23 ottobre – che apre spiragli per chi lavora nel settore della canapa industriale e soprattutto ha investito importanti risorse economiche su questo tipo di attività.

La decisione Il tribunale, presieduto dal giudice Antonello Spanu (relatore) a latere Paolo Bulla e Silvia Masala ha infatti annullato il provvedimento di convalida del sequestro probatorio emesso dal pubblico ministero il 6 ottobre nei confronti di due imprenditori agricoli, Antonella Vinci e Giuseppe Pireddu, indagati per presunta violazione della normativa sugli stupefacenti.  La decisione è stata presa in seguito alla richiesta di riesame presentata dal difensore degli indagati, l’avvocato Lorenzo Simonetti.

Il fatto Lo scorso 3 ottobre la guardia di finanza di Sassari ha effettuato un controllo su un autocarro Fiat Iveco nelle campagne di Ploaghe. Nel cassone del veicolo erano state rinvenute 65 scatole di cartone contenenti biomassa di canapa, composta da rami, foglie e infiorescenze, per un peso complessivo di 567,86 chili. La merce, proveniente dall’azienda agricola di Giuseppe Pireddu, era destinata all’azienda florovivaistica di Antonella Vinci, come era indicato nel documento di trasporto.

In seguito le fiamme gialle hanno eseguito perquisizioni nelle due aziende, dove hanno sequestrato diversi beni. In particolare, in quella di Pireddu, nell’agro di Ozieri, sono stati trovati un condizionatore portatile, tre deumidificatori, tre ventilatori industriali e reti per l’essiccazione delle piante. E, ancora, una scatola contenente materiale vegetale derivante da piante di canapa, del peso lordo di 7,580 chili, un panetto pressato di materiale vegetale derivante da piante di canapa, del peso lordo di 3,150 chili e 5053 piante di canapa messe a dimora nel fondo. Nell’azienda della Vinci (sulla Sassari-Alghero), invece, erano state sequestrate 489 cassette in plastica contenenti biomassa di canapa essiccata, per un peso complessivo di 257 chili, e 954 piante di canapa posizionate in vasi di plastica all’interno di una serra.

Il ricorso Subito dopo questi fatti l’avvocato Simonetti, cui si erano rivolti i due imprenditori, ha contestato il provvedimento di convalida del sequestro, sollevando tre motivi principali: la carenza di motivazione del decreto, l’assenza del cosiddetto fumus commissi delicti (ossia la mancanza di indizi di reato) e la violazione del principio di proporzionalità del sequestro probatorio.

Il Riesame Il Tribunale del Riesame di Sassari ha accolto il primo motivo ritenendo che il decreto di convalida del sequestro fosse privo di una motivazione adeguata. Secondo il collegio, il provvedimento si limitava “a una formula generica e tautologica”, senza fornire una descrizione dettagliata dei fatti e delle ragioni probatorie che giustificassero il sequestro. Inoltre, i giudici hanno rilevato che, sulla base della documentazione prodotta dagli indagati e delle verifiche effettuate dai carabinieri di Ozieri insieme ai colleghi del Nipaaf (nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale), la coltivazione di canapa sativa – in riferimento all’ispezione nel terreno di Pireddu – risultava regolare. E quell’attività dell’Arma era stata effettuata solo tre giorni prima del sequestro operato dalla guardia di finanza. Non sono emerse prove, per il Riesame, che dimostrassero il superamento della soglia legale di Thc nelle piante sequestrate, né che la detenzione dei residui vegetali derivanti dalla coltivazione costituisse reato. Dal momento che, tra l’altro, si trattava di “residui di piante non sottoposte a lavorazione la cui detenzione da parte del lavoratore non è vietata”. Ricorso accolto In sintesi, la coltivazione di questo tipo di canapa è giustificata dalla normativa vigente, in particolare dall’articolo 2, comma 1, della Legge 242/2016, che stabilisce che è consentita senza necessità di autorizzazione, purché si utilizzino sementi certificate e il contenuto di Thc delle piante rimanga entro i limiti legali. Come nel caso delle due aziende.

Sequestro annullato Alla luce di queste considerazioni, il Tribunale ha disposto l’annullamento del provvedimento di convalida del sequestro e ha ordinato la restituzione dei beni ai due imprenditori.

L’avvocato «Sono molto soddisfatto di questo risultato – è stato il commento dell’avvocato Simonetti – perché finalmente si è ottenuta una “risposta giudiziaria” fondata essenzialmente sulla tecnica e sulla ragionevolezza. Quella del Tribunale del riesame di Sassari, che ringrazio, è stata una decisione coraggiosa e allo stesso tempo ossequiosa dei principi generali e costituzionali in materia».

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