Maria Pedroni, 91 anni, testimonial per eccellenza del centro storico di Sassari: «Si vive bene, è una grande famiglia»
Gallurese di nascita, nel centro turritano da 60 anni, racconta la sua vita nel cuore della città
Sassari Il sorriso di Maria Pedroni, 91 anni e il cervello veloce di una ragazzina, è la dimostrazione che un altro centro storico è possibile, anzi, che esiste già. «Chici mi incontru beni»: qui mi trovo bene. Lo dice in un gallurese, la sua lingua madre, che ogni tanto si colora di sassarese, la lingua della città dove vive da sessant’anni.
La signora Pedroni è un punto di riferimento per la città vecchia, dove abita da 60 anni. La sua casetta in via dei Ramai sta all’ombra del campanile di San Sisto. Poche centinaia di metri e qualche stretto vicolo più in giù c’è San Donato, con tutte le sue contraddizioni. Il cuore del centro storico, insomma, ma mentre la città vecchia si svuota di abitazioni e negozi, Maria Pedroni è un esempio in controtendenza: «Non me ne andrei mai, qui si sta bene, è una grande famiglia – racconta seduta sul suo piccolo sofà, mentre tiene le mani dell’interlocutore -. Quando fa brutto tempo, arriva sempre la signora che sta laggiù, Franca, e mi dice: “Se avete bisogno, ci siamo noi”.
E poi c’è signor Paolo, che mi faceva sempre la spesa: ora si è ammalato, ma è davvero un brav’uomo ». Ieri, è andato a trovarla il comandante della polizia locale di Sassari Gianni Serra: «I nostri ragazzi la aiutano, ma in realtà è lei che li ha adottati». dice con un sorriso.
«Li ho conosciuti una volta che stavo andando a prendere le medicine – racconta signora Maria, indicando gli agenti Monia Magliona e Ivano Cacciotto e l’assistente capo Raffaele Langasco - e si sono offerti di andarci loro. Gentili, gentili, gentili» lo dice tre volte, perché due non bastano e non va bene nemmeno il superlativo. Da allora gli agenti le portano i farmaci di cui ha bisogno a cadenza regolare e ogni giorno passano a trovarla: «Sono gli angeli protettori della città. Sono sempre passati: “come sta signora?” chiedono. “Benissimo, rispondo, ma stateci vicino”».
La prima esperienza fuori da Tempio, per la signora Maria, è stata una fuga d’amore: «Nel 1958, quando avevo 23 anni, sono scappata qui con quello che sarebbe diventato mio marito e dopo 16 giorni di convivenza ci siamo sposati e poi abbiamo avuto un figlio» racconta. Poi, il ritorno a Tempio, dove il marito Ferdinando Balsamo ha seguito diversi cantieri: «Era carpentiere specializzato, tutti li palazzi manni che ci sono a Tempio li ha costruiti lui» racconta orgogliosa. Nel 1967 il ritorno a Sassari: «Prima in una casa di via Mercato, poi in via Carmelo, per 15 anni. E infine qui. Ho risparmiato un po’ di soldi per comprarmi questa casetta, che non ha scale ed è più comoda. Quando mio marito è morto, nel 1984, sono arrivati da tutto il centro e anche da Tempio, per salutarlo: la chiesa di Santa Caterina era piena». Lei è stata una abilissima sarta da uomo: «Ho imparato da bambina, poi mi sono perfezionata, ma quando mi sono sposata ho smesso. Poi, ho ripreso nel 1975 e ho continuato fino al 2020, a 86 anni. Ho lavorato con Mario Nali, con i genovesi, con Petronius, ma anche per l’ospedale e il tribunale: qui è passata tutta Sassari. Mi piaceva? Tantissimo. I lavori più difficili li facevo io, ero l’unica in grado di staccare e riattaccare le maniche, gli altri erano sarti improvvisati, non perfezionati, cumpresu?».
Nel corso della sua vita sassarese, Maria Pedroni e il marito hanno costruito una bella famiglia, di cui è orgogliosa: «Ho avuto sei figli, non mi fanno mancare niente e mi sono sempre vicini. Mi sono usciti bene – scherza -, ma anche io per loro sono stata un po’ una mamma chioccia». In questi trent’anni, Maria Pedroni ha visto il centro cambiare volto e la risposta su come è mutato forse non è quella che ci si aspetta: «Ora è bello, tranquillo. Quando sono arrivata era molto più equivoco, qui davanti venivano a drogarsi. Ma una cosa la devo dire: non mi hanno mai disturbato. Quando uscivo a passeggio e poi rientravo e lì trovavo, gli dicevo che avevo paura e loro mi rispondevano “Signora, vada tranquilla: ci siamo noi”.
Li ho sempre aiutati, dandogli acqua o chiamando l’ambulanza quando stavano male. A Natale gli ho fatto la strinna (il regalo, ndr) e quando si sono sposati i miei figli gli ho donato il guardaroba. Ora invece è tutto molto più pulito e tranquillo. Pensi che mia figlia, che si era trasferita in via Fancello, sta tornando a vivere qui al centro: lì c’era troppo silenzio, qui invece c’è vita, movimento e i figli sono contentissimi di questa novità».
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