La Nuova Sardegna

Il ricordo

Trent’anni senza Mia Martini una vita tra successi e infamie

di Alessandro Pirina
Trent’anni senza Mia Martini una vita tra successi e infamie

Ancora oggi restano i dubbi sul suicidio: le sorelle, compresa Loredana, non ci hanno mai creduto

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Trent’anni fa la musica italiana perdeva la sua voce più bella, anche a detta di Mina, che è la voce per eccellenza. Il 14 maggio Mia Martini veniva trovata senza vita nella sua casa di Cardano al Campo, in provincia di Varese. A letto, con il pigiama addosso e le cuffie nelle orecchie: due giorni dopo si sarebbe dovuta esibire nello show “Viva Napoli” di Mike Bongiorno e Mara Venier. Dall’autopsia emergerà che la cantante è morta nella notte tra l’11 e il 12 maggio per una overdose di stupefacenti, in particolare cocaina. Tre giorni dopo la morte il corpo viene cremato e l’inchiesta archiviata. Ma a distanza di trenta anni la morte di Mimì rimane ancora avvolta nel mistero. Sono molti a non credere che si sia suicidata e che quella presenza di stupefacenti nel suo corpo sia legata ai farmaci e al cortisone che stava prendendo per curare un fibroma all’utero di cui soffriva da tempo. In più di un’occasione le sorelle, a partire da Loredana Bertè, hanno messo la sua morte in relazione con il fatto che, da qualche tempo, Mimì avesse riallacciato i rapporti, un tempo burrascosi, con il padre e fosse andata a vivere vicino a lui.

Mia Martini aveva 47 anni. Una carriera intensa in una vita a ostacoli. Un curriculum di successi straordinari. Canzoni come Piccolo uomo, Donna sola, Minuetto, Inno, E stelle stan piovendo, Al mondo, Donna con te, Che vuoi che sia se t'ho aspettato tanto, Per amarti e La costruzione di un amore l'hanno consacrata tra le protagoniste della musica italiana negli anni Settanta, decennio nel quale raggiunge una grande popolarità sia nazionale sia internazionale. Tra i sodalizi più significativi, il primo con Charles Aznavour, che culminerà il 10 gennaio 1978 con un recital all'Olympia di Parigi; il secondo con Ivano Fossati, col quale si instaura un sodalizio artistico e sentimentale che culminerà con l'album Danza nel 1978. Ma è a quel punto che Mia Martini inizia a perdersi. Uomini sbagliati, una vita un po’ disordinata e poi quelle terribili maldicenze che già da allora avevano iniziano a diffondersi, ovvero che Mimì portasse jella. Colleghi, discografici, manager iniziano voltarle le spalle, a porre il veto sul suo nome: «O lei o noi». L’ultimo grande palcoscenico è Sanremo, nel 1982, dove appositamente per lei viene creato il Premio della critica, che oggi porta proprio il suo nome. Poi l’anno dopo il ritiro dalle scene.
Bisognerà aspettare il 1989 per rivederla su un palco. Fu Adriano Aragozzini, allora direttore artistico di Sanremo, a rivolerla al festival. È l’anno di “Almeno tu nell’universo”. Mimì dovrà accontentarsi del Premio della critica, la vittoria andrà a Fausto Leali e Anna Oxa, ma quella resta indubbiamente una delle più belle canzoni di tutti i Sanremo messi insieme. L’anno dopo ritorna con “La nevicata del ’56”, ancora premio della critica. Nel 1992 con “Gli uomini non cambiano” è la favorita alla vittoria finale, ma il primo posto va a Luca Barbarossa e per Mimì resta la medaglia d’argento. L’anno dopo è il suo ultimo festival, forse anche il più amaro. Per l’occasione si presenta con la sorella Loredana con cui si riappacifica dopo anni di scontri, ma il duetto delle Bertè, “Stiamo come stiamo” arriva solo 14esimo. Al di là di questo Mia Martini si era ripresa il suo successo, il suo pubblico, ma trent’anni fa tutto finisce in quella notte. La sua voce però, per fortuna, nessuno la può dimenticare.

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