Enzo Iacchetti: «Maurizio Costanzo era un padre, con Ezio Greggio zero litigi. Dissi no ad Affari tuoi: non tradirei mai Striscia»
L’attore e conduttore si racconta in un libro: «Su un set in Barbagia quattro donne mi hanno scambiato per Cracco e mi hanno chiesto una ricetta»
Un’autobiografia senza filtri. Enzo Iacchetti si racconta in un libro, “25 minuti di felicità. (Senza mai perdere la malinconia)”, edito da Bompiani. Un romanzo in cui l’attore e conduttore, tra i volti più amati della televisione, parla di sé a modo suo, tra famiglia, gavetta, successo e grandi incontri.
Iacchetti, un aggettivo per definire la sua vita?
«Pacifica, molto pacifica».
Perché questo libro?
«Io non lo volevo scrivere, è stata la Bompiani a insistere. Non mi piacciono i comici che copiano le frasi dei loro spettacoli. Ho voluto cercare una via di mezzo: un po’ di aneddotica, ma soprattutto le cose che la gente non sa. E in questa specie di romanzo autobiografico parto proprio dal giorno che sono nato».
A casa volevano la femmina.
«Rimasero delusi non tanto perché non era nata una femmina, ma perché ero brutto brutto. Non è che me lo abbiano mai detto, ma me lo hanno fatto capire. Dopo due giorni, però, hanno iniziato ad amarmi spudoratamente».
Come è scoccata la scintilla per il palcoscenico?
«Vidi Adriano Celentano nella tv del bar. Era a Sanremo e fu un colpo di fulmine. Dissi a mia madre: voglio diventare come lui. Non è successo proprio così, ma qualcosa l’ho fatta...».
Il successo però è arrivato a quasi 40 anni: quanti lavori ha fatto nella sua vita?
«Neanche tanti, perché io lavoravo solo per comprarmi le chitarre. Andavo a fare il ghiaccio al confine con la Svizzera. Mi davano mille lire all’ora. Una volta comprata mio padre me la nascondeva, ma la ritrovavo grazie a mia madre, mia complice. Finito il militare ho detto a mio padre: ho preso il diploma ma non farò mai il ragioniere».
Come per tanti comici la sua carriera inizia al Derby, ma non fu un periodo facile.
«Il Derby è stata una scuola. Tutti quelli che uscivano da lì diventavano famosi. Mi dicevo: se entro nel giro prima o poi toccherà anche a me. Al momento opportuno, però, hanno chiuso il locale. Ho dovuto affrontare questa ennesima sofferenza e ricominciare daccapo. Ma non mi sono mai dato per vinto».
La svolta fu Maurizio Costanzo. Come l’ha conquistato?
«Avevo davanti un macigno della comunicazione. E così sono arrivato al Parioli in punta di piedi. Lui aveva intuito questo mio lato del carattere e lo usava per fare ridere la gente. A lui piacevo molto, ero un personaggio che in quel momento gli serviva. Dopo qualche anno, siamo diventati come parenti».
Cos’è stato per lei Costanzo?
«Nella mia vita sono stato più con Maurizio che con mio padre. Mio padre è morto a 57 anni quando io ne avevo 22. Da Maurizio ho iniziato ad andare a 39 anni e ho continuato fino a due anni fa, quando è mancato. Dire che è stato il mio secondo padre mi sembra la cosa giusta. Mi ha dato consigli, mi è stato sempre vicino. Mi voleva bene come artista. Diceva sempre: se dovessi avere bisogno di qualcuno alle 4 del mattino i primi ad arrivare sarebbero Iacchetti e Covatta».
Al Costanzo show arriva la popolarità e i suoi miti, Gaber e Jannacci, la vogliono incontrare.
«Andavo sempre a vedere i loro spettacoli. E in realtà non volevo neanche conoscerli, perché a volte i miti ti crollano, spesso sono persone superbe e se la tirano. Nel caso di Gaber e Jannacci, invece, furono loro a riconoscermi perché mi avevano visto da Costanzo: “Guarda c’è Enzino”. E lì è nata una bellissima amicizia: cene, consigli. Insomma, i miti non sono crollati».
Nel 1994 inizia la sua avventura a Striscia la Notizia: doveva essere una settimana…
«Poi un mese, poi un anno, e ora sono 31».
Tornerà Striscia?
«Mi hanno detto: state zitti, la rifaremo. Io sto zitto aspettando che la rifacciamo, ma se tardano devo riprendere con il teatro».
Quando è stato scelto da Antonio Ricci pensava a uno scherzo fino a che hanno trasmesso la puntata.
«Pensavo fosse Scherzi a parte. Lo scherzo sembrava durare tantissimo, poi alla prima puntata ho telefonato a mia madre per capire se fossi andato in onda. “Ti ho visto”, mi disse. Lì ho capito che era tutto vero, ma fino ad allora avevo pensato a una cattiveria di Ricci e Greggio».
Con Greggio ha mai litigato?
«Mai. Ci siamo presi in giro su Inter, Juve. Ma avevamo capito che se non avessimo litigato saremmo durati tanti anni e così è stato. Ma posso assicurare che litigare con Ezio è difficile».
La Rai le offrì Affari tuoi e lei rifiutò: paura di Ricci?
«Non ho pensato a Ricci, ma al fatto che sarebbe stata una cosa vigliacca. Soldi me ne davano già abbastanza, perché avrei dovuto tradire il mio programma di successo? Diciamo che sono stati pessimi loro a chiedermi di andare contro Striscia. Di questa cosa non mi sono mai vantato, ne parlo in questo libro perché racconto cose mai sapute».
Dal cinema avrebbe voluto di più?
«Non ho avuto molto, giusto una decina di film, nessuno eclatante. Prima di finire la carriera mi piacerebbe fare un bel film importante e vincere tutti i premi che ci sono, per poter dire ai registi: se mi aveste fatto lavorare prima sarei stato un bravo attore anche di cinema».
Però su un set in Sardegna l’hanno scambiata per Carlo Cracco.
«Ero in Barbagia, vestito da angelo, tutto di bianco, avevo tolto solo le ali. Esco da una farmacia e quattro signore di una certa età mi si avvicinano: “ce la dà una ricetta?”. E io: “al massimo posso dirvi come fare spaghetti, aglio, olio e peperoncino”. E una di loro: “questo ci sta prendendo in giro, non è Cracco”».
Nella sua carriera resta il rimpianto di Sanremo.
«Era una speranza, e avrei anche fatto bella figura. Io capisco la musica al contrario di tanti che fanno Sanremo e cantano anche male. Ma sono stato scartato quattro volte».
Le immagini del suo scontro da Bianca Berlinguer su Gaza sono diventate virali: cosa prova quando si rivede?
«Le ho riviste una sola volta. Ridirei e rifarei la stessa cosa davanti a un fiancheggiatore di assassini come quello. Forse lo direi con ancora più rabbia. Davanti a questo olocausto, a questo genocidio cosa puoi fare? Se hai un’anima devi reagire, se non ce l’hai sei un’ameba che vive questa vita senza meritarla».

