Fiumi di droga e movida: Dj Zola indagato anche per divulgazione di materiale pedopornografico
Secondo quanto emerso dalle attività investigative, la condivisione di immagini e video avveniva su chat criptate e gruppi chiusi online
Cagliari È indagato anche per il reato di divulgazione di materiale pedopornografico negli ambienti delle discoteche il deejay Matteo Putzu, 31 anni di Maracalagonis, noto con il nome d’arte “Dj Zola”, arrestato ieri 7 aprile assieme a sei presunti complici per aver inondato – secondo le ipotesi di reato - le stesse discoteche e gli eventi musicali nel Cagliaritano di un fiume di droghe sintetiche come ketamina e Mdma, oltre a cocaina, hascisc e marijuana.
Secondo quanto emerso dalle attività investigative, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, diretti dal tenente colonnello Nicola Pilia con il coordinamento del Pm Emanuele Secci, anche attraverso il monitoraggio di canali di comunicazione criptati e gruppi chiusi presenti su piattaforme di messaggistica istantanea, Matteo Putzu avrebbe condiviso più volte – tra il dicembre 2023 e il giugno 2024 – immagini e video dal contenuto pedopornografico in spazi virtuali apparentemente riconducibili alla promozione di serate e locali, ma che celavano una seconda finalità illecita.
Il materiale è stato trasmesso in ambienti digitali non protetti da restrizioni individuali, rendendolo accessibile a un’ampia platea di utenti. L’analisi forense dei dispositivi sequestrati ha confermato la natura illecita dei contenuti, e gli accertamenti in corso, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, puntano ora a ricostruire la rete di rapporti digitali dell’indagato, valutando la portata della diffusione e la provenienza dei file.
«L’inchiesta conferma ancora una volta il legame tra il consumo di droghe nei contesti devianti della movida e l’uso parallelo di ambienti virtuali per attività criminali di varia natura, proiettati talvolta in chat pubbliche e mascherati da un’apparente informalità e goliardia», affermano al comando provinciale dell’Arma.
Le indagini proseguono per accertare eventuali responsabilità di terzi e verificare la presenza di ulteriori condotte penalmente rilevanti.