Valentina Greco ritrovata: un caso ancora aperto con troppi interrogativi
Tutte le incongruenze nella storia della donna cagliaritana
Sassari Nove giorni dentro un armadio, senza acqua e senza cibo. La ricostruzione ufficiosa (non ne esiste una ufficiale, al momento) non può che essere solo una piccola parte della verità. Anche perché, tra le indiscrezioni trapelate ieri 20 luglio ce n’è anche una che descrive Valentina “in buone condizioni igieniche” al momento del ritrovamento. Dunque l’attivista cagliaritana, è evidente, non può aver passato tutto quel tempo in un armadio. Anzi, è più che probabile che il “nascondiglio” sia stato utilizzato nelle ultime ore, poco prima di essere ritrovata. Ed è solo una della incongruenze che hanno accompagnato l’epilogo di una vicenda che per fortuna si è conclusa nel migliore dei modi.
Un altro aspetto da chiarire riguarda la scomparsa del pc e del cellulare della donna, confermata involontariamente dalla madre di Valentina. A questo punto, telefono e computer possono essere stati trafugati da qualcuno oppure possono essere stati sequestrati dalla polizia tunisina. L’attenzione verso la strumentazione che Valentina ha utilizzato nel suo lavoro di attivista per i diritti umani potrebbe non essere legata solo al valore dell’attrezzatura. Un’altra verità ufficiosa decisamente improbabile riguarda le perquisizioni effettuate dalla gendarmeria tunisina nella casa della 42enne cagliaritana. La prima, avvenuta dopo la denuncia della scomparsa, non ha dato alcun frutto nonostante la donna, sempre secondo la versione ufficiosa, sarebbe finita dentro un armadio, svenuta dopo aver avuto un malore mentre faceva le pulizie. Incredibilmente, l’attenzione della polizia tunisina non avrebbe superato il primo piano di piccolo appartamento che, però, si sviluppa su tre livelli.
L’idea di controllare gli altri due piani sarebbe arrivata solo dopo le insistenze della madre, arrivate dalla Sardegna. Una pressione che ha portato al ritrovamento della donna, effettivamente nascosta dentro un armadio. Valentina avrebbe anche raccontato di aver sentito i gendarmi sin dalla prima volta ma di non essere stata in grado di richiamare la loro attenzione. Nessun riferimento, invece, sul come abbia fatto a sopravvivere così tanto tempo senza mangiare né bere. E, soprattutto, come sia stato possibile ritrovarla “in buone condizioni igieniche”. Infine, le due false piste. Perché ormai ci si riferisce in questo modo all’ipotesi che la sparizione di Valentina possa essere legata alle avances di uno spasimante particolarmente insistente, anche oltre i limiti dello stalkeraggio, o di un fantomatico ex pilota d’aereo poi assurto al ruolo di santone della dottrina sufista, in grado con la sua dialettica di affascinare la donna al punto di portarla a un passo dalla conversione all’Islam. Due piste improbabili, subito smentite anche dalla famiglia, a cui si è dato adito più per carenza di alternative che per una reale convinzione investigativa. (c.z.)