Il piano per rapinare la banca: «Mettiamo bene i berretti, poi entriamo, ed è fatta»
Le intercettazioni tra Dario Tuveri e Luca Venale, i due siniscolesi arrestati per alcuni attentati incendiari
Siniscola «Poi, una volta che arriviamo qui, a piedi, piano piano ci scendiamo i berretti. La vedete la porta anti panico? Entriamo, apriamo questa, entriamo dentro e siamo a posto» dice l’uno. «Tanto là è pieno di cassonetti – risponde l’altro – e buttiamo tutto quello che c’è da buttare e poi stavo pensando di trovare un negozio e comprare tipo un aspirapolvere e ci ficchiamo soldi dentro l’aspirapolvere». Il 13 marzo di quest’anno, mentre stavano intercettando i due siniscolesi, Dario Tuveri e Luca Venale, nell’ambito delle indagini sugli ultimi attentati incendiari nella zona, gli investigatori captano anche molto altro: la scrupolosa pianificazione di una rapina da compiere alla filiale di Olbia del Banco di Desio in viale Aldo Moro. Con tanto di auto a noleggio, sopralluogo, pistola giocattolo, nastro isolante, scaldacollo e berretti. È il 13 marzo, dunque, quando le intercettazioni ambientali, secondo gli investigatori, captano un dialogo tra Dario Tuveri e Luca Venale. Sono quasi le 20, i due stanno passando in viale Aldo Moro a bordo di una Renault Clio di Venale, e sul contenuto della loro conversazione per gli inquirenti non esistono dubbi: stanno programmando una rapina che verrà sventata solo perché la polizia giudiziaria a quel punto aveva deciso di intervenire sottoponendoli a un controllo.
La filiale che, stando alle indagini, i due volevano svaligiare, era quella del Banco Desio di viale Aldo Moro. E nel corso dello scambio di idee, a un certo punto, sostiene l’accusa, si sente Tuveri che spiega a Luca Venale come entrare nella filiale, da quale parte uscire, e cosa fare subito dopo. «Mettiamo i berretti camminando, capito?», dice l’uno. «Capito», risponde l’altro. «E la vedi la porta anti panico? – continua l’uno – apriamo quella e scappiamo, capito?». Un’oretta dopo circa, sempre a Olbia, tra i due, stando alle indagini, avviene anche un’altra conversazione nel mezzo della quale, Tuveri in un certo senso cercherebbe di motivare Venale all’azione. E gli spiegherebbe anche perché avrebbe scelto lui, e non un altro, per eseguire il programma prestabilito: «Io ti ho cercato – gli dice – perché lo so che hai i coglioni».
E qualche minuto dopo, sempre secondo le accuse e le intercettazioni, Tuveri avrebbe aggiunto pure un altro motivo che lo avrebbe spinto a coinvolgere Venale nella stessa azione a Olbia: «Tu hai certe cose dentro, altrimenti non ti avrei avvisato. Secondo chi avvisi e ti accusa ... ti danno 10 anni di galera. Io ti ho cercato perché sei un amico e un fratello».
Passa qualche giorno e Venale, stando alle accuse, come da programma la mattina del 17 marzo ritira una Yaris da un autonoleggio, passa prendere Tuveri dalla sua casa di Siniscola e poi ancora vanno verso la zona dove risiede Venale. Per poi dirigersi verso la 131 dcn. Ma è lì che, sostengono gli inquirenti, il loro piano va in fumo, perché trovano una pattuglia di carabinieri. In realtà i due, stando alle intercettazioni, si erano anche preparati all’evenienza di un posto di blocco con tanto di domande circa la presenza nell’auto di berretti e varia attrezzatura sospetta. «Questa roba di chi cazzo gli diciamo che è?... Ce l’abbiamo da Carnevale, capito?».
Certo è che il tentativo di scamparsela, evidentemente, va malissimo perché poco dopo, quel 17 marzo, i due vengono davvero fermati da una pattuglia di carabinieri e sottoposti a controllo. «L’auto? – risponde Venale ai militari dell’Arma – è a noleggio». E Tuveri aggiunge: «Per andare all’Auchan a comprare un aspirapolvere o roba così». Ma in seguito alla perquisizione i due vengono denunciati per il porto abusivo di una pistola illegale. Secondo le indagini, tuttavia, qualche giorno dopo, il 18 aprile del 2025, Tuveri da solo avrebbe comunque tentato di rapinare lo stesso Banco di Desio, mentre Venale si sarebbe rifiutato. Ma anche quel secondo tentativo sarebbe finito con un nulla di fatto per l’intervento delle forze dell’ordine e il suo arresto in flagranza.