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Niente traghetti, l’ombra della crisi sul porto di Santa Teresa Gallura

Niente traghetti, l’ombra della crisi sul porto di Santa Teresa Gallura

Sospesi da ottobre i collegamenti con Bonifacio, interrotto il flusso storico di traffici e commerci

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Santa Teresa Gallura Quanto pesa la sospensione dei collegamenti marittimi con Bonifacio, in Corsica, nella vita economica e sociale di Santa Teresa Gallura? Molto, è evidente. Tanto da trasformare nei mesi invernali un porto-fiordo gioiello come il Longonsardo in uno scalo fantasma dove l’attività commerciale è ridotta a zero e quella turistica è limitata ai soli mesi estivi e a quelli di spalla. La crisi però non riguarda solo il porto, piuttosto coinvolge i commerci tradizionalmente fiorenti tra le due isole. E poi i servizi, che sono sempre stati assicurati dalla facilità dei collegamenti quotidiani, maltempo permettendo, attraverso le Bocche.

Adesso lo scenario è cambiato. Dallo scorso ottobre i collegamenti marittimi tra Santa Teresa e Bonifacio sono interrotti. Non ci sono più navi disponibili a coprire una tratta che pure dovrebbe essere garantita da una convenzione regionale di continuità territoriale con oneri di servizio pubblico. Convenzione stipulata con la compagnia Moby che però da ottobre ha il traghetto Giraglia – l’unico adatto a manovrare in porti fiordo come Santa Teresa e Bonifacio – inutilizzabile per una grave avaria al motore. Non ci sono altre navi con simili caratteristiche disponibili, l’unica sarebbe la Ichnusa, dell’omonima compagnia di navigazione genovese, ma è in cantiere per le manutenzioni di fine stagione che termineranno non prima di metà marzo.

Per garantire il servizio, l’unica possibilità è stata l’individuazione di rotte alternative dove poter impiegare le navi più grandi della flotta Moby. Rotte come la Porto Vecchio-Golfo Aranci, appunto, e navi come la Moby Zaza che era ferma e dimenticata in porto a Livorno e che è stata rimessa in navigazione in tutta fretta pur mostrando evidenti problemi di affidabilità. Non per caso la nave effettua pochissime corse e resta spesso in porto lasciando scoperto il collegamento.

Uno scenario disastroso, insomma, che doveva essere temporaneo ma che invece si sta prolungando nel tempo causando enormi disagi a chi vive e lavora tra la Sardegna e la Corsica. Si tratta di centinaia di persone – lavoratori pendolari, autotrasportatori, commercianti ambulanti – che ogni giorno devono imbarcarsi per lavorare e che adesso non lo possono più fare. Non possono programmare nulla perché non è mai certo che la nave partirà e, soprattutto, c’è sempre il rischio di restare bloccati in Corsica per diversi giorni, come è già successo a molti sardi tra ottobre e novembre.

I più penalizzati sono gli autotrasportatori – decine di aziende o padroncini autonomi – che da ottobre a oggi hanno visto diminuire pericolosamente i loro traffici con la Corsica. «Ormai facciamo solo consegne a lungo termine – dicono – ma di giorno in giorno perdiamo i nostri clienti».

Insomma, quello che un tempo era un mercato commerciale florido e consolidato nel tempo, oggi sta svanendo nel nulla, impoverito, marginalizzato al punto che nessuno – la Regione, le amministrazioni locali, le associazioni di categoria – nessuno più interviene per sensibilizzare e contribuire a risolvere il problema. Proprio il porto di Santa Teresa Gallura oggi è la più nitida fotografia di questo malessere con la sua banchina vuota dove non imbarca o sbarca più nessuno da mesi. Una morte lenta, consumata nell’indifferenza generale.

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