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Cultura

Una finestra aperta sul mondo: la grande sfida del Mac di Buddusò

di Luciano Piras
Una finestra aperta sul mondo: la grande sfida del Mac di Buddusò

Parte la nuova gestione affidata alla coop Gigantes: «Turismo ed escursionismo: così vogliamo promuovere il nostro paese»

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Buddusò E all’improvviso ti ritrovi l’Estremo oriente a due passi. Ti giri e appare la Penisola iberica. Poi senti il cuore dell’Europa, del Vecchio Continente che pulsa vicinissimo. L’effetto sorpresa è questo, quando metti piede nel salone del Mac, il Museo di arte contemporanea di Buddusò, che questa sera, venerdì 9 maggio, inaugurerà un nuovo corso con una nuova gestione. Una sfida che resiste al tempo, fin dai primissimi anni Duemila, e che ora si prepara ad affrontare con slancio manageriale, oltre che culturale, le prove prossime future. Basta oltrepassare l’uscio, per intravvedere un altro orizzonte senza frontiere. Fino a due secondi prima, è forte il profumo della macchia mediterranea, cisto e corbezzolo dominano su tutte le altre fragranze. Sughere, lecci e roverelle conquistano lo sguardo, mentre l’occhio si perde sull’altopiano che prende il nome del paese, dove regna il granito, la pietra delle pietre, impassibile al vento e alle piogge. Dentro il Mac, invece, ti ritrovi in un altro mondo possibile. Chiuso eppure sconfinato.

Senza frontiere. Hai il coreano Park Soo-Yong davanti a te: sua l’opera “Nostalgia”, primo premio al VI Simposio internazionale di scultura su legno “Mastru Mimmiu Solinas”. «La scultura è connotata da una modulazione di volumi che si espandono in uno spazio limitato, con un linguaggio essenziale rievocante alla lontana il corpo femminile» recita il giudizio della giuria, anno domini 1994. Un decennio dopo l’esordio della Biennale made in Buddusò, la manifestazione all’aperto lungo le vie sotto il cielo di quest’angolo del Monte Acuto. Tra gli ospiti, anche Valeriano Hernandez Fraile, arrivato dalla Spagna nel 2004: a Buddusò ha scolpito “Finestra sul mondo”, da un tronco di castagno sardo. Di Bata Marianov, from Romania, invece, è “Forma di tensione”, 1988. Liao Isiu-Ling, ancora, da Taiwan, firma un’opera alta un metro e 60 centimetri, “Maternità”, anno 1990, premiata dalla giuria «per la sottile e poetica interpretazione del materiale nonché la felice sintesi di essenzialità plastica e raffinati valori cromatici in cui si realizza una brillante coincidente tra espressività autoctona e attualità di cultura internazionale».

Il percorso. «Questa, invece, è “500 anni dalla scoperta alla solidarietà”, un’opera dello scultore italiano Francesco Fantin» spiega Elena Altana, operatrice museale della cooperativa Gigantes. Classe 1999, laurea in Scienze economiche e aziendali all’università di Sassari, è lei che accompagna i visitatori lungo il percorso del Mac Buddusò. «Fantin – spiega – ha vinto il secondo premio al Simposio del 1992 per essere riuscito a comunicare un concetto in maniera essenziale ed efficace, rappresentando il mondo nell’immagine del cerchio trafitto dai segni dalla storia, coincidente in cunei profondi». «Poi ci sono i sardi» aggiunge il presidente della coop, Piermario Ziccheddu. E via con l’elenco dei nomi e cognomi: Mauro Cabras, Ugo Cossu, Max Solinas, Paolo Moro, Gesuino Casu, Giovanni Secchi... Classe 1988, è lui Ziccheddu che nel 2023 ha messo in piedi “Gigantes”. Una scommessa lanciata insieme ai compaesani Daniele Canu, segretario, classe 1987, e a Quirico Antonio Addis, consigliere, classe 1981. «La nostra avventura – spiega il presidente – è cominciata dopo una chiacchierata tra amici, ci siamo resi conto della mancanza di una figura che valorizzasse il nostro territorio. Abbiamo così creato questa cooperativa con l'intento di promuovere Buddusò a tutto tondo, incentivando il turismo e l’escursionismo». Una manna dal cielo per l’amministrazione comunale capitanata dal sindaco Massimo Satta, che fin dal suo insediamento (ottobre 2020) ha puntato sul rilancio delle carte culturali. Di mezzo, c’è stato il Covid, la pandemia ha sospeso i giorni. Da gennaio scorso, la coop Gigantes ha preso in mano la gestione del Mac, il Museo di arte contemporanea. «In realtà offriamo un pacchetto più ampio di servizi» sottolinea Ziccheddu. «Partendo dal Mac possiamo andare alla scoperta del nostro territorio ricchissimo di itinerari naturalistici e di aree archeologiche. Per esempio: abbiamo una trentina di nuraghi, a cominciare dal maestoso nuraghe Loelle, tombe dei giganti, dolmen e oltre 60 domus de janas». Al trekking e al viaggio tra le pietre della preistoria, è di certo da abbinare una passeggiata lungo le vie e viuzze del paese alla scoperta delle statue disseminate qua e là, eredità delle varie edizioni del Simposio internazionale di scultura su granito che dal 1985 si sono succedute fino ad oggi. Le trovi ovunque, anche queste opere raccontano di una primavera culturale buddusoina che tiene banco e che spalanca gli orizzonti. Alcune di queste preziose opere di granito, sono esposte nel cortile verde del Mac, nel corso Antonio Segni.

La cerimonia. È qui che domani sera è attesa la cerimonia ufficiale di inaugurazione sotto l’egida della coop Gigantes (alle 18 l’apertura; alle 19 l’esibizione del coro Donu reale di Buddusò e del coro Cai Città di Novara). È qui che dal 2001 trovi le sculture di legno che fanno la storia di Buddusò. Tante altre opere le trovi qua e là nel paese, nella Biblioteca comunale, per esempio, nel corso Vittorio Emanuele, dove ti aspettano Giuseppe Seu, Federica Biancu e Antonella Ligios, della cooperativa Liber. Una palazzina meravigliosa su tre livelli, ex orfanotrofio diventato un centro culturale carico di 24mila volumi per tutti i gusti. Libri, dunque, tanti libri e sculture lignee del Simposio. Come quelle in bella mostra nel palazzo municipale, in piazza Commendator Fumu Mossa, dove è anche possibile ammirare l’aula consiliare personalizzata, tutta in legno, forgiata nel 2011 da Maria Villa, Angelo Beccu e Mario Renzo Solinas, quest’ultimo figlio dell’indimenticato maestro Mimmiu, artigiano-artista dalle mani d’oro (a cui Buddusò ha dedicato una via) che dominava il noce o il castagno come fossero creta. Basta ammirare i mobili del vecchio municipio firmati Mimmiu Solinas e ora esposti al Mac, il Museo di arte contemporanea.

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