La Nuova Sardegna

Olbia

Corte d’Assise d’appello

Condannato per aver bruciato vivo il vicino, i legali: «È stata legittima difesa»

Condannato per aver bruciato vivo il vicino, i legali: «È stata legittima difesa»

Olbia, Davide Iannelli in primo grado è stato ritenuto colpevole della morte di Tony Cozzolino

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Olbia Si è aperto oggi 17 ottobre il processo in Corte d’assise d’appello nei confronti di Davide Iannelli. Il 5 novembre del 2024 la Corte d’assise di Sassari lo aveva condannato all’ergastolo per omicidio volontario: è accusato di aver cosparso di benzina e dato fuoco al suo vicino di casa, Tony Cozzolino, morto nove giorni dopo in ospedale per le gravissime ustioni riportate. Nella condanna erano state escluse due aggravanti: la premeditazione e l’aver adoperato sevizie, mentre era rimasta in piedi l’aggravante dell’atto commesso con crudeltà.

«Iannelli non voleva uccidere Cozzolino, è stato lui il primo a colpire, e Iannelli si è difeso con quello che aveva, con una minima parte della benzina che era nella bottiglietta», ha detto l’avvocato Abele Cherchi difensore dell’imputato insieme a Cristina Cherchi. I legali hanno chiesto alla Corte il riconoscimento della legittima difesa e la riqualificazione del reato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Hanno chiesto anche l’esclusione dell’ aggravante della crudeltà.

La pg Roberta Pischedda e gli avvocati di parte civile, Giampaolo Murrighile, Antonio Fois e Massimo Perra, hanno sollecitato la conferma della sentenza di primo grado. La corte d’assise d’appello presieduta da Salvatore Marinaro, ha rinviato per repliche e sentenza al 1 dicembre.

La mattina dell’11 marzo 2022 Davide Iannelli aveva gettato della benzina contenuta in una bottiglietta in plastica addosso al suo vicino di casa, dandogli poi fuoco, mentre si trovavano all’esterno delle palazzine di via Petta, nel quartiere San Nicola. Cozzolino era stato soccorso dall’autista dell’autobus, fermo al capolinea proprio in via Petta: con un estintore aveva spento le fiamme che avvolgevano il suo corpo dalla vita in su. Era morto nove giorni dopo all’ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari.

«Non si può minimamente dubitare del fatto che Davide Iannelli abbia cosparso Tony Cozzolino di liquido infiammabile e, immediatamente dopo, gli abbia dato fuoco utilizzando un accendino collocandolo proprio sul volto di Cozzolino», e che «le ustioni così estese e così profonde, con interessamento delle vie respiratorie, siano state l’unica causa del suo decesso», aveva scritto la Corte, presieduta da Massimo Zaniboni, nelle motivazioni della sentenza. Quaranta pagine in cui spiegava le ragioni della condanna.

Determinanti, secondo la Corte d’assise, i due video «dal contenuto inequivocabile» estrapolati dalle telecamere collocate nello stabile di via Petta che avevano ripreso il fatto. La condanna all’ergastolo era stata sollecitata dal procuratore di Tempio Gregorio Capasso e dalla pm Claudia Manconi. Iannelli è detenuto nel carcere di Bancali. (t.s.) 

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