La Nuova Sardegna

Oristano

La protesta

Strade rurali tra fango e buche, i residenti: «Possiamo uscire solo in macchina»

Strade rurali tra fango e buche, i residenti: «Possiamo uscire solo in macchina»

Scontro col Comune che ribatte: «Da anni c’è un regolamento, sono i proprietari che devono mettersi d’accordo»

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Oristano Circa novantacinque chilometri di strade vicinali trasformate in piste di fango e tantissimi cittadini che si sentono quasi sequestrati in casa. Per loro, l’unico modo di raggiungere la città è la macchina. Impossibile pensare a biciclette, scooter o altri mezzi di locomozione non coperti dopo che dal cielo è venuta giù una quantità d’acqua impressionante che ha certamente fatto bene agli invasi e all’agricoltura, ma che rende la vita impossibile a chi abita nella periferie e deve attraversare strade non asfaltate. È questa la fotografia delle zone rurali oristanesi dopo le ultime piogge, con residenti e persino gli agricoltori esasperati. Chi vive fuori città o deve raggiungere i terreni per lavorare si trova ogni giorno a fare i conti con buche, pozzanghere e tratti impraticabili. «Non possiamo continuare così, abbiamo persino difficoltà a uscire di casa», lamentano in molti chiedendo un intervento finalmente risolutivo.

Il problema in effetti non è nuovo. Anni fa – bisogna tornare indietro sino alla giunta Tendas – era stato approvato un regolamento per costituire il consorzio delle strade vicinali che sembrava il primo passo in avanti decisivo –, ma non è mai stato attuato. D’altro canto c’è il Comune che dice di trovarsi con le mani legate: non ha risorse per asfaltare un reticolato così ampio di strade o per sistemare continuamente queste arterie secondarie. «Sono i frontisti che devono trovare un accordo – spiega l’assessore Gianfranco Licheri – il Comune non può sostituirsi a loro». Una posizione che difficilmente placherà le critiche, perché nel frattempo la situazione può migliorare solo se la pioggia dovesse cessare per qualche settimana. Qualche novità potrebbe comunque arrivare a breve: l’amministrazione ha a disposizione 75mila euro, base di partenza per acquistare un greder, il mezzo necessario per livellare il terreno. La cifra è insufficiente: ne servirebbe almeno il doppio per garantire interventi efficaci per cui bisognerà comunque andare a caccia di altri fondi. «Presto partirà la selezione per il guidatore del greder – aggiunge l’assessore – la volontà c’è, ma sarebbe solo una soluzione tampone».

Per risolvere il problema servono fondi strutturali e un piano di manutenzione costante. Il nodo, però, è anche politico. La Regione continua a destinare risorse alle zone considerate più disagiate, trascurando territori come quello oristanese, dove il degrado è accentuato dalla forte antropizzazione e dalla presenza di numerose aziende agricole. «Sono zone che dovrebbero avere un occhio di riguardo, il passaggio di mezzi è continuo e non si può pensare di insistere sempre su aree della Sardegna in cui il passaggio di trattori o anche di semplici macchine è molto limitato», prosegue Gianfranco Licheri. Parole che difficilmente placheranno la protesta, anche perché l’emergenza è adesso e con quella bisogna fare i conti. Le piogge dovrebbero dare qualche giorno di tregua. In mancanza d’altro si spera nel meteo clemente.

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