La Nuova Sardegna

Spiagge da tutelare

La Pelosa per pochi: i turisti promuovono il numero chiuso

di Davide Pinna
La Pelosa per pochi: i turisti promuovono il numero chiuso

I bolognesi: «Lieti di pagare per una spiaggia vivibile». I bresciani: «Abbiamo prenotato, ma con difficoltà». Le critiche: «Serve una migliore comunicazione: non sapevamo nulla delle stuoie obbligatorie»

16 giugno 2024
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Stintino Una piccola tartaruga attraversa la passerella che conduce verso la spiaggia. La Pelosa è casa sua e per migliaia di anni lo è stata dei suoi antenati: non ha bisogno di prenotare un posto al sole, la tartarughina, né di un braccialetto giallo, di carta ma resistente all’acqua, che attesti il suo diritto a entrare in una delle spiagge più belle della Sardegna e del Mediterraneo. Un ragazzo la nota, ma si distrae per poco tempo, sta cercando qualcosa. «Se l’avessi dimenticato qui, lo avrei visto sicuramente» gli dice gentilmente la giovane operatrice che controlla uno dei varchi di accesso. Il ragazzo si allontana, la tartaruga si lascia cadere, non troppo leggiadra, in mezzo alla macchia e sparisce fra le dune.

Intorno a mezzogiorno di sabato la spiaggia è già al completo, chi vuole parcheggiare, se non ha la fortuna di incontrare qualcuno che lascia il posto, dovrà salire verso Capo Falcone. Ma la passeggiata è alleggerita da un venticello gradevole, che spazza via l’afa opprimente della città.

Una giovane coppia percorre la passerella, sembrano sardi, ma in realtà arrivano dall’altra parte dell’oceano Atlantico, dal Brasile.
 

«La spiaggia è bellissima, peccato che non sapessimo che bisognasse prenotare» spiega, in un inglese perfetto e con un sorriso, Ariana. La coppia non sembra troppo adirata, sa che troverà altre belle spiagge a poca distanza. E, fortunatamente, non ha attraversato l’oceano solo per La Pelosa: «Siamo stati anche a Roma, però sì: questo era uno dei luoghi che volevamo visitare». Sul numero chiuso, nessuna contrarietà: «Capisco che possa essere utile per preservare questa bellezza, va bene. Però, ecco – aggiunge – si dovrebbe lavorare un po’ sulla comunicazione, perché noi, da turisti, abbiamo avuto questa bella sorpresa solo quando siamo arrivati qui».

I due proseguono verso la spiaggia, il tempo di scattare qualche foto e qualche selfie, e poi torneranno verso l’auto, il posto al sole per loro non c’è.

Lo hanno trovato invece il bolognese Benedetto, sua moglie e i loro due bambini. Così come lo hanno trovato il giorno prima e lo ritroveranno il giorno seguente: «Il numero chiuso e la prenotazione? Promossi. Siamo venuti ieri e torneremo domani». Benedetto è sicuro: «È stata una bellissima esperienza, siamo felici di pagare un biglietto e la spiaggia è davvero molto curata». La nota stonata non incrina il suo sorriso: «Oggi era pieno di meduse, ma ieri non c’erano: immagino sia una questione di correnti». Benedetto pensa alla densità umana del litorale adriatico, o forse ad altri piccoli paradisi sardi, dove però il numero chiuso non esiste: «Siamo abituati a tante spiagge sovraffollate: qui invece mi sembra che sia perfetto».

Fra i turisti, però, c’è anche chi il numero chiuso proprio non se lo fa andar giù.

«Il mare è di tutti, ma quando mai lo chiudi! Glielo spiego io, questa è tutta una manovra del Comune per fare soldi» spiega un uomo in pensione che arriva dal Piemonte: «Da Valenza Po, facevo l’orafo. Prima eravamo tutti orafi lì, poi è arrivata una grande azienda di gioielli e sono diventati metalmeccanici» divaga. Le sue origini sono della Sicilia: «E lì spiagge a numero chiuso non ce ne sono». «Nemmeno in Puglia, ci sono stato l’anno scorso» aggiunge l’uomo con cui chiacchierava, anche lui un turista settentrionale. Al polso, il braccialetto giallo che certifica il suo diritto a entrare in spiaggia.

I due sembrano comunque un’eccezione. Gabriella e Valeriano arrivano da Brescia e stanno lasciando la spiaggia, dopo una mattina di bagni e sole. Decisione tempestiva, perché il vento sembra farsi più forte nel pomeriggio le nuvole diventeranno molto più insistenti. «All’inizio abbiamo avuto qualche difficoltà, ma alla fine siamo riusciti a prenotare: il posto è splendido e vale qualche tribolazione, non si può negare – spiega Gabriella -. Il parcheggio c’è, certo: è un po’ costoso». Due euro l’ora, questa la tariffa delle strisce blu alla Pelosa, che si sia prenotato o no.

Gabriella e Valeriano lasciano la spiaggia con sotto il braccio le loro due stuoie. «Non sapevamo che fossero obbligatorie, lo abbiamo scoperto solo ieri sera» spiegano. In ogni caso, nessuna preoccupazione: le vendono gli ambulanti, che non possono accedere con la mercanzia alla spiaggia ma stanno sul lungomare, con tanto di fac simile del cartello di divieto, per spiegarlo ai turisti più increduli. E le vende anche il chiosco dove si ritira il braccialetto giallo, che dà accesso alla spiaggia.

«Certo, c’era anche qualcuno che non le aveva le stuoie – aggiunge -. Sono passati a controllare, ma mi sembra che abbiano fatto finta di nulla». Gabriella e Valeriano se ne vanno, lasciano spazio a qualcun altro che ha prenotato il suo posto al sole.

Sono state 1.500, certamente non una di più, le persone che sabato e domenica hanno messo piede sulla spiaggia de La Pelosa. Più una tartaruga, o forse tante altre, nascoste fra la macchia e le dune.

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