La Nuova Sardegna

La storia

Le sei wonder women di Tonara: «Gol di tacco? Meglio di testa»

di Alessandro Mele
Le sei wonder women di Tonara: «Gol di tacco? Meglio di testa»

Le mamme che hanno preso il timone della storica Polisportiva locale. «Un impegno da affrontare con serietà, una dichiarazione d’amore per il calcio»

16 giugno 2024
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Tonara Tra quelle montagne ora sono più famose del torrone e il merito se lo sono conquistate, è il caso di dirlo, sul campo. L’esempio calza a pennello perché quello che hanno ottenuto per il loro paese non è cosa da poco: hanno salvato la Polisportiva Tonara. Sei donne, sei storie diverse da raccontare sono diventate sei calci di rigore imparabili. Gol che si moltiplicano se si calcola quanti bambini, quanti giovani, potranno continuare a sventolare maglie e bandiere rossonere. Quante famiglie potranno continuare a contare su un grande supporto sociale, quello di far crescere i propri figli sul manto erboso del proprio paese.

Perché il calcio a Tonara è scuola di vita, è una storia di rispetto reciproco, è storia d’amore per la maglia e per quel senso di appartenenza profondo che da sempre contraddistingue la purezza del dna montagnino. E così, tra le mille cose da organizzare per il settore giovanile e la prima squadra, le nove wonder women hanno il tempo e lo spirito di raccontare chi sono e da dove arriva tutta questa forza fatta di cuori di mamme ingabbiati in un animo da super tifose, quasi da ultras d’altri tempi.

A partire dalla presidentissima Maria Sau, 52 anni e mamma di Greta e Nina. Lavora in Comune nel settore finanziario. «Più che una passione, la sfida del Tonara è un mettersi alla prova – commenta –. Sono una donna del fare e quindi ho risposto “presente” all’esigenza di guidare la polisportiva. Vengo da una famiglia di 4 donne, mio padre ci ha trasmesso l’amore per il calcio e ce lo ha sempre raccontato. È vero, faccio un lavoro impegnativo, ma questo non è da meno. Vivo il calcio come un vero e proprio lavoro, per il Tonara non dormo la notte perché è la mia più grande passione. Inizio a essere stanca, ma mi sento un trattore, anche se non sono ancora andata al mare».

Poi c’è Cristina Sau, anche lei ha 52 anni ed è mamma di due piccole donne, Marika e Camilla. Per lei la passione per il calcio è nata in età più matura: «Ho fatto la fiorista per 13 anni – racconta col sorriso –, da 11 invece mi occupo di una ragazzina portatrice di disabilità. Una delle mie figlie, gioca a calcio da quando ha sei anni, in Serie C; ed è stata lei a trasmettermi questa grande passione. Ormai da 14 anni, la seguo da un campo di calcio all’altro. Sono sempre stata una spettatrice del Tonara, adesso la mia famiglia ha sposato questa sfida bella e totalizzante per tutti. Siamo veramente contenti e fiduciosi».

È la volta di Eleonora Porru, imprenditrice 40enne, è titolare di un torronificio. Ha due gemelli di 7 anni, Simon e Giommaria. «Fino a d oggi ho seguito il calcio solo da lontano – ammette – scegliendo di dedicare la maggior parte del mio tempo al lavoro. Non mi pento di aver scelto di occuparmi del Tonara, perché per me adesso è un modo per lasciare a casa i problemi della vita. D’altronde non c’è tonarese che non tifi questa squadra e io sono qui con l’obiettivo di rendere la polisportiva famosa almeno tanto quanto il nostro prodotto di nicchia che piace a tutti, ossia il torrone».

Noemi Deligia, 31 anni, nata a Belvì, è agente della polizia locale. La nuova stella di Tonara la porta in grembo, è al nono mese di gravidanza. «Sono una ex giocatrice, questo a sottolineare la mia passione per questo sport. Certo – prosegue –, la gravidanza mi ha un po’ allontanato dal campo, ma grazie all’entusiasmo di mio marito sto conciliando tutti gli impegni con serenità. Tifo il Cagliari e sono amante del calcio da sempre, anche in nome di questo desidero trasmettere a mia figlia questa stessa passione».

Tra chi guida la polisportiva c’è chi si deve occupare di tenere i conti e di occuparsi dell’anima degli atleti. È il caso di Maria Stefania Columbu, 57 anni di Ollolai ma residente a Tonara. È una funzionaria regionale nei centri per l’impiego. «Mi occupo di orientamento per i giovani disoccupati – dice – e questo abbiamo fatto anche con i giovani atleti del Tonara in termini di gestione del gruppo. Le donne forse riescono meglio a gestire le dinamiche dello spogliatoio e degli spalti. Ho due figli maschi che parlano solo di calcio e ora sto comprendendo la loro passione. Non so neanche cosa sia il fuorigioco, ma voglio occuparmi del lato umano delle cose».

Tra le sei, anche Rosalba Asoni, 57 anni e impiegata Inps: «Mio figlio gioca in prima squadra e anche io mi dilettavo con piacere. Questo progetto per me è una missione, una vocazione. Utilizzo il tempo che ho per il campo e per i nostri atleti».

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