La Nuova Sardegna

La tragedia di Paulilatino

Tre giovani morti, Carlo Masala: «Ho visto una delle moto davanti a me e purtroppo non sono riuscito a evitarla»

Tre giovani morti, Carlo Masala: «Ho visto una delle moto davanti a me e purtroppo non sono riuscito a evitarla»

Dall’ospedale il racconto drammatico del 20enne alla guida dell’auto

07 luglio 2024
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Paulilatino «All’improvviso ho visto una delle moto davanti a me, nella mia corsia, e non sono riuscito a evitarla». È quello che, dal suo letto di ospedale, il ventenne Carlo Masala ha detto a coloro che ci hanno parlato. Sta bene nonostante lo choc e ieri è stato dimesso, ma ha le immagini del disastro negli occhi. La sua è la prima versione, ancora non ufficiale, che ricostruisce quanto accaduto sabato lungo la strada che da Paulilatino porta a Ula Tirso, dove hanno perso la vita i motociclisti Roberto Daga, 30 anni, Mario Sedda, 27 anni, e il loro amico Giovanni Melis, 32enne di Gadoni che da qualche tempo abitava ad Abbasanta assieme alla compagna di Neoneli e alla figlioletta di poco più di un anno.

È un intreccio di paesi e di dolori che si mischiano e uniscono tante comunità nel giorno dei funerali. A Paulilatino la chiesa ha accolto le salme di Mario Sedda e Robeto Daga, a Gadoni quella di Giovanni Melis. Era come se tutte le famiglie, tutti gli amici e tutto il gruppo fosse sotto lo stesso altare o davanti alla piazza della chiesa dove i loro compagni di chilometri su due ruote sono arrivati con le loro moto e non hanno mancato di salutare gli amici facendo rombare i motori, mentre le salme venivano accompagnate in cimitero. Col pensiero era lì anche Ivano Saba, il quarto motociclista coinvolto nello schianto e ancora ricoverato in ospedale. Ci resterà per qualche giorno, ma l’ombra del dramma di sabato non si allungherà ulteriormente sulle famiglie e sulle comunità in lutto e presto potrà fare rientro a casa.

Nel giorno del dolore collettivo anche gli atti formali devono essere portati avanti e c’è quello automatico dell’iscrizione sul registro degli indagati di Carlo Masala. Guidava la Mercedes che aveva immatricolato pochissimi giorni prima. Stava percorrendo la strada che porta verso la vecchia diga sul Tirso ed è su uno dei dossi del lungo rettilineo che il suo percorso ha incrociato il destino del gruppo di motociclisti che rientrava verso Paulilatino. L’automobilista è indagato per omicidio stradale, ma è il più classico degli atti dovuti indispensabile per poi portare avanti gli accertamenti e stabilire cosa esattamente sia accaduto. È il suo avvocato Gennaro Di Michele a spiegare che il ragazzo non ha potuto far nulla per evitare lo scontro. Secondo la sua ricostruzione, che ovviamente andrà confermata dalle perizie tecniche e dai riscontri raccolti dai carabinieri sul teatro dell’incidente, una delle moto che precedeva di pochi metri le altre tre, avrebbe fatto un sorpasso in un punto cieco, dove inizia o finisce il dosso a seconda della direzione in cui si viaggia e dove la visuale di ciò che avviene nella corsia opposta è quasi nulla. In quel tratto qualcuno avrebbe oltrepassato la striscia continua che divide in due la carreggiata. Ci sarebbe stato allora il tentativo non riuscito di evitare lo schianto. Era impossibile gettarsi in cunetta per via della conformazione della strada che non ha in quel punto vie di fuga e così i primi due veicoli coinvolti sono arrivati all’impatto. Per gli altri due motociclisti era a quel punto impossibile frenare o trovare una lingua di strada libera. Non si sa se abbiano sbandato a loro volta per evitare lo scontro o se siano stati travolti dalla macchina o ancora se abbiano impattato contro la moto dell’amico ormai fuori controllo o se i detriti sparsi sull’asfalto gli abbiano impedito di restare in sella.

Sono aspetti di cui si occuperà l’inchiesta che parte da un elemento certo: sulla provinciale 11 non si andava piano. Una delle moto aveva la carena distrutta in due parti che sono finite a una cinquantina di metri l’una dall’altra. Ci penserà l’inchiesta. Ieri c’era solo spazio per il dolore e per prendere coscienza che sarà una vita senza più Roberto, Mario e Giovanni. Figli, padri, compagni di vita, amici.
 

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