Decadenza di Alessandra Todde, politica regionale col fiato sospeso
La maggioranza deciderà il 7 gennaio come comportarsi. Intanto crescono i malumori
Cagliari Entro gennaio si conoscerà il destino giudiziario di Alessandra Todde e conseguentemente quello della diciassettesima legislatura del consiglio regionale. I tempi stanno subendo una profonda accelerazione in queste ore, sia sul fronte più prettamente legale che su quello politico, che a questo punto va a rimorchio del primo. Nei prossimi giorni, nel minor tempo possibile, il pool di legali che assiste la Todde, accresciuto anche dalla presenza dell’avvocato Giuseppe Macciotta, presenterà le memorie difensive al Tar e al Tribunale Civile.
Nel primo caso non è escluso che si chieda anche una sospensiva del provvedimento del collegio regionale di garanzia elettorale. In ogni caso i percorsi giudiziari, che prevedono diversi gradi, non saranno alla fine brevi. Il ricorso non cambierebbe l’attuale posizione della presidente, nel pieno possesso delle funzioni, ma renderebbe superfluo, se non addirittura controproducente, un intervento a sostegno della presidente da parte del Consiglio Regionale.
La settimana prossima dovrebbe iniziare il suo lavoro istruttorio la giunta per le elezioni, presieduta dal vicepresidente dell’assemblea Giuseppe Frau (Uniti per Alessandra Todde). Il lavoro di analisi dei documenti porterà via del tempo, e sicuramente si protrarrà per molte settimane. Si inizia con incontri informali, poi dal 13 gennaio si dovrebbe riunire la giunta. L’incertezza su quale sia la strada politico-istituzionale da percorrere per il Consiglio, e il suo presidente Comandini, dovrebbe durare sino a domani, 7 gennaio visto che per martedì, secondo ambienti Pd, è annunciato un intervento pubblico dello stesso presidente dell’Assemblea. Comandini dovrebbe chiarire cosa accadrà nelle prossime settimane.
Convocazione dell’aula e presa d’atto della decadenza? Difficile, vorrebbe dire tutti a casa. Nessun consigliere lo desidera. Convocazione dell’aula, dopo il laoro istruttorio della giunta e attesa che il pronunciamento del collegio di garanzia sia perfetto, cioè abbia superato le verifiche di Tar e tribunale? Possibile, ma con tempi molto lunghi: se si dovessero attendere tutti i gradi di giudizio anche anni.
Convocazione dell’aula e voto sul provvedimento di decadenza? Secondo diversi costituzionalisti sarebbe un mossa suicida. Il voto, a prescindere dall’esito, paragonerebbe il Consiglio al Parlamento, costituirebbe una grave violazione di legge, farebbe sì che l’aula si sostituisse al giudice (a cui sono demandate le soluzioni delle controversie) e provocherebbe l’intervento del governo, con richiesta di scioglimento del consiglio stesso al Capo dello Stato. A questi scenari giudiziario-istituzionali se ne sovrappongono altri di natura esclusivamente politica. Tra Todde e la sua maggioranza le tensioni sino a ieri parzialmente contenute sono in procinto di esplodere, e non tanto per i maldestri atti di rendicontazione delle spese elettorali, ma per ragioni solo politiche.
La presidente non vuole essere “salvata” dall’aula, non vuole un voto a suo favore, sia perché sa che questo non servirebbe sul piano legale, sia perché la consegnerebbe ostaggio della sua maggioranza l’attimo dopo. Semmai punta a uscire pulita dal confronto giudiziario e con questa rinnovata autorità politica e morale regolare una volta per tutte i conti con parti della maggioranza (Pd e cespugli) sino a ieri tutt’altro che tenere con lei. Percorso irto di ostacoli che si intreccia irrimediabilmente con il calendario politico di questi mesi. Se la riforma della sanità sembra messa nel dimenticatoio, il bilancio è invece da affrontare. Un solo mese di esercizio provvisorio non basterà. Ma come si potrà affrontare la legge più importante dell’anno in un clima così incerto?
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