La Nuova Sardegna

I commenti

Etichette “allarmistiche” sui vini: «Un danno per la filiera»

di Andrea Sini
Etichette “allarmistiche” sui vini: «Un danno per la filiera»

Preoccupazione nel settore per la normativa sempre più stringente dell’Ue. Cualbu (Coldiretti): «Non è in questo modo che si tutelano i consumatori»

3 MINUTI DI LETTURA





Sassari I detrattori, non pochi, le hanno ribattezzate immediatamente “etichette allarmistiche”. Gli estimatori, dalle parti di Bruxelles, dovranno difendersi dall’attacco frontale delle associazioni di settore. L’intera filiera del vino è in agitazione per il recente documento di lavoro della Commissione Ue del piano Beca (Beating Cancer), lo stesso che 3 anni fa proponeva l’introduzione dell’obbligo di includere nelle etichette dei vini venduti nell’Ue informazioni dettagliate sui valori nutrizionali e sugli ingredienti.

Il nuovo testo, secondo l’Unione italiana vini (Uiv), contiene alcuni aspetti addirittura “peggiorativi”. Tra questi, la tassazione dei prodotti e la limitazione delle vendite transfrontaliere, la regolamentazione della pubblicità degli alcolici e, appunto, l’informazione ai consumatori attraverso l’introduzione avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche. Novità che, pur rappresentando un passo avanti verso una maggiore trasparenza per i consumatori, mettono in apprensione un settore che a livello europeo vale oltre 100 miliardi di euro, mentre in Italia tocca gli 8,2 miliardi per il solo export. Per quanto riguarda le etichette, le prescrizioni già prevedono che venga inserita una Dichiarazione nutrizionale con l’elenco degli ingredienti: questi elementi possono essere inserite anche con l’utilizzo dei Qr-Code, mentre resta obbligatorio includere direttamente sull’etichetta il valore energetico dei vini e la presenza di allergeni. Anche nella nostra isola le perplessità non sono poche.

«Siamo fortemente contrari a questo tipo di etichette che distolgono l’attenzione dai veri problemi e non tutelano effettivamente i consumatori ma generano disinformazione – sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna –. Le massime istituzioni europee invece di pensare a questo tipo di azioni, dovrebbero concentrarsi sull’approvazione dei provvedimenti veramente utili, come l’etichetta di origine su tutti gli alimenti. Queste prese di posizione rischiano di far male a un prodotto molto importante per l’economia agroalimentare sarda e italiana. Non si può confondere il consumo consapevole con l’abuso, perché un conto è consumare un prodotto nel giusto modo, altra cosa sono gli eccessi. Bisogna avere buon senso anche nella comunicazione e di certo questo tipo di etichette non stanno offrendo un buon servizio e consumatori». Il tema, e il dibattito, possono essere estesi ad altri settori agroalimentari.

«Ricordiamo quanto i prodotti agroalimentari a marchio Dop e Igp, e quindi anche le etichette Doc e Docg dei vini sono sempre più apprezzati a livello internazionale. Ciò che davvero serve – aggiunge Cualbu – sono la vigilanza e l’intensificare i controlli affinché vengano smascherati i prodotti che cercano di imitare la vera tradizione e la cultura italiana. Servono etichette chiare e trasparenti alla stregua di quello che già avviene per i prodotti a marchio a denominazione controllata. Anche di questi temi si sta parlando a Roma nel corso dell’incontro con la Fao, un confronto tra tutte le Dop utile per sottolineare l’importanza del buon cibo e dei valori dell’alimentazione».

«Quella delle etichette allarmistiche è una follia tutta ideologica – dice il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini – che rischia di danneggiare un settore fondamentale per l’agricoltura europea e veicolo di cultura nel mondo. Sono scelte senza fondamento scientifico, che non distinguono tra consumo consapevole e abuso». «Il settore del vino è sempre più spesso vittima di fuoco amico, anche da certi testi dell'esecutivo europeo – sostiene il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi –. I contenuti espressi nel piano Beca della Commissione Ue, a 3 anni dalla sua bocciatura politica da parte dell'Europarlamento ne è l'esempio. Ed è un’autoflagellazione di difficile comprensione. L'esempio degli health warning in Irlanda è poi inaccettabile e va contro il principio della libera circolazione delle merci, si deve fare marcia indietro». «Riteniamo puramente ideologico imporre sulle etichette del vino la dicitura “nuoce gravemente alla salute”, come pure l’aumento delle elevate imposte sul suo consumo», ha sottolineato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini.

Primo piano
Il processo

I figlioletti giocavano in camera tra rifiuti, avanzi di cibo e i loro bisogni: genitori sotto accusa

di Enrico Carta
Le nostre iniziative