La Nuova Sardegna

Emergenza abitativa

Case in affitto introvabili, i proprietari scelgono i turisti

di Massimo Sechi
Case in affitto introvabili, i proprietari scelgono i turisti

Famiglie, coppie e single alla disperata ricerca di un’abitazione nell’isola. È emergenza nella città costiere: alloggi inesistenti e canoni alle stelle

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Sassari «Io e la mia compagna cerchiamo una casa in affitto, chiediamo solo un prezzo ragionevole e che accettino animali», «Cerco un trilocale con possibilità di affitto annuale e a prezzi accessibili, perché è aumentato tutto tranne lo stipendio. A Olbia è praticamente impossibile trovare qualcosa ma non posso pensare di dover andare via». Sono due post tra tanti nei social, uno da Quartu e l’altro da Olbia, ma fotografano la medesima situazione: nell’isola l’emergenza abitativa ha raggiunto livelli sempre più critici. I motivi sono ben conosciuti: negli ultimi anni il mercato immobiliare in Sardegna si è praticamente ingolfato, con una domanda sempre più crescente a cui fa fronte una drastica diminuzione degli appartamenti disponibili. Tantissimi proprietari negli ultimi anni hanno scelto di accettare solo affitti brevi, sfruttando la vocazione turistica dell’isola. Pochi rischi di morosità, prezzi più alti e dunque un profitto maggiore. La conseguenza è che tantissime famiglie, ma il problema riguarda anche i single, si trovano a non trovare un tetto sotto il quale abitare. E non aiutano, ovviamente, le difficoltà nell’accesso al mutuo e l’impossibilità di poter acquistare una casa.

La situazione è praticamente la stessa, sia nelle città più grandi che in quelle a pochi chilometri dalle coste: tantissime abitazioni vuote per la gran parte dell’anno, un proliferare di case vacanza ed un numero sempre più alto di richieste che, come abbiamo visto, si spinge fino al limite della disperazione. «Non è un caso – afferma Marco Cuccu, segretario regionale del Sunia, il Sindacato degli inquilini – che negli ultimi anni ci sia un aumento degli sfratti, non per morosità ma per finita locazione, è il segnale che i proprietari vogliono riprendersi gli immobili e trovare soluzioni meno vincolanti e più redditizie rispetto alle locazioni tradizionali. Tuttavia, questa tendenza potrebbe diminuire», osserva ancora il segretario del Sunia, «a causa dei maggiori controlli da parte di comuni e fisco e all’aumento della tassazione sugli affitti brevi».

Non va meglio se il discorso si sposta sul patrimonio abitativo pubblico. In questo caso si può parlare dello stato di abbandono degli alloggi popolari ma anche delle case occupate da chi non è neanche in graduatoria. «La legge regionale 13 del 1989 – afferma ancora Cuccu – quella che regola le assegnazioni, consente “volture facili”, permettendo ai nuclei familiari di mantenere l’alloggio anche dopo la morte o la cessazione del titolare. Questo meccanismo va scardinato. Le case dovrebbero tornare alla disponibilità di Area ed essere riassegnate in base alle graduatorie».

C’è poi il capitolo riguardante gli affitti agli studenti fuori sede che rappresenta un problema nel problema «Faccio l’esempio di Cagliari – dice Cuccu – dove su cinque case dello studente quattro sono oggetto di interventi di manutenzione, e c’è dunque solo una struttura disponibile per oltre 13 mila fuori sede. In questo modo anche gli universitari sono costretti a cercare case in affitto, ed è evidente che una volta trovate diminuisca ulteriormente la disponibilità per i residenti». Quello che appare chiaro è che senza interventi strutturali la situazione abitativa dell’isola rischia di peggiorare ulteriormente e di arrivare al collasso.

Intanto, migliaia di famiglie, giovani e studenti continuano a cercare una casa, in un mercato sempre più stretto tra affitti brevi legati al turismo, burocrazia, normative obsolete e un patrimonio abitativo degradato e sottoutilizzato.

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