La Nuova Sardegna

La polemica

Cultura e politica, scontro aperto dopo i David di Donatello: Giuli e Mollicone contro Germano e Cucciari

Cultura e politica, scontro aperto dopo i David di Donatello: Giuli e Mollicone contro Germano e Cucciari

Tensione crescente tra esponenti del governo e volti noti del mondo dello spettacolo: al centro del dibattito riforme, libertà di espressione e rispetto delle istituzioni

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Roma Dopo le parole critiche pronunciate dall’attore Elio Germano alla cerimonia dei David di Donatello, la polemica si è rapidamente estesa, coinvolgendo anche altri protagonisti del mondo politico e culturale. A intervenire con forza è stato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che dal palco del convegno “Spazio Cultura”, organizzato da Fratelli d’Italia al Teatro Niccolini di Firenze, ha risposto con toni accesi a quelle che ha definito le provocazioni di una “minoranza rumorosa”.

Il ministro ha accusato Germano di aver strumentalizzato un luogo simbolico come il Quirinale, dove l’attore si era presentato con una kefiah, e di rappresentare un mondo che si sente minacciato da una riforma del sistema culturale: «Non siamo nemici del cinema – ha ribadito Giuli – il tax credit è stato modificato per porre fine a rendite e privilegi, come chiesto da tanti operatori del settore». Secondo Giuli, chi critica le scelte del governo è mosso dal timore di perdere posizioni consolidate: «La verità è che si sentono attaccati nelle loro rendite».

Accanto a Giuli, anche Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura della Camera, ha espresso indignazione per quanto avvenuto durante la cerimonia. In particolare, ha duramente attaccato la conduttrice Geppi Cucciari, accusata di aver “irriso e insultato” il ministro Giuli nel corso della serata: «In quale altro Paese d’Europa sarebbe possibile che una cabarettista introduca un ministro con tono derisorio davanti al Capo dello Stato?», ha chiesto retoricamente, parlando di un episodio che, a suo avviso, “accade solo in Italia e solo con la peggiore sinistra”.

Mollicone ha rincarato la dose anche nei confronti di Germano, criticando la sua dichiarazione secondo cui il governo avrebbe “le stesse prassi dei clan”: «Immaginate se una cosa del genere l’avesse detta un attore di destra. Solo in Italia, e solo con questa sinistra, si può arrivare a tanto».

Nel suo intervento, Giuli ha inoltre delineato un quadro della cultura italiana segnato – a suo dire – da un declino della tradizione progressista. «C’era una cultura di sinistra coerente e organica, ma si è dissolta. Gli intellettuali sono stati sostituiti dagli influencer, e ora restano solo i comici». Un’affermazione provocatoria che ha già fatto discutere.

A sostegno dell’azione del governo, il ministro ha citato numeri in crescita per il settore: 60,8 milioni i visitatori dei musei statali nel 2024 (+5,4% rispetto all’anno precedente) e 382 milioni di euro di incassi, in aumento del 23% sul 2023 e del 50% sul 2019.

Infine, Giuli ha parlato anche di memoria storica, criticando duramente l’assenza di un minuto di silenzio in ricordo di Sergio Ramelli in un municipio di Milano: «Chi nega pietà è complice morale dell’assassinio. Noi oggi stiamo dalla parte giusta della storia».

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