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Politica

Il Pd nazionale blinda Alessandra Todde ma tra i dem sardi crescono i malumori

di Giuseppe Centore
Il Pd nazionale blinda Alessandra Todde ma tra i dem sardi crescono i malumori

Slitta di qualche settimana l’elezione per la successione di Comandini

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Cagliari “Salvate il soldato Todde”. L’invito è arrivato dalla segreteria e sta creando malessere e perplessità nel gruppo dirigente sardo, alle prese con un cambio della guardia in corso da un anno, ma che non si riesce a completare. La richiesta di sostenere la presidente arriva dai vertici del Pd nonostante la sentenza sfavorevole sulla decadenza. Salvare politicamente la Todde, hanno pensato al Nazareno, sede del Pd nazionale, significa mantenere in piedi una ipotesi di alleanza con il M5S. Sostenere la presidente significa evitare che novità nell’assetto politico del Pd sardo vengano viste come un lancio del guanto di sfida alla stessa Todde. Ergo: fate slittare il più possibile la nomina del nuovo segretario regionale, eletto entro fine mese. Proprio lo slittamento di 15 giorni rispetto al calendario originale che prevedeva l’elezione del sostituto di Piero Comandini alla carica di segretario regionale, ha creato perplessità nel gruppo dirigente del Pd. Da ieri pomeriggio sono in corso riunioni, regionali e locali, con le anime del partito nei territori da parte dei diversi protagonisti di questa vicenda (innanzitutto lo stesso presidente del Consiglio e segretario regionale Piero Comandini) per arrivare a una posizione unitaria su due aspetti entrambi molto delicati. Il primo riguarda quando verrà convocata l’assemblea regionale che porterà all’elezione del nuovo segretario.

A oggi c’è un solo candidato, il deputato Silvio Lai. Tenerla entro giugno significa garantire al partito una guida legittimata dallo statuto (Comandini in quanto presidente del Consiglio è incompatibile in questo ruolo) per ciò che accadrà dall’estate in poi. Fonti autorevoli del Pd sardo danno per «imminente» la convocazione dell’assemblea regionale, con l’annuncio dopo il primo turno delle comunali a Nuoro. Il secondo riguarda che tipo di atteggiamento il Pd dovrà assumere d’ora in poi. Nessuno oggi in casa Dem scommette sul rovesciamento della sentenza di primo grado. Anche stirando i tempi, entro marzo del 2026 il Consiglio regionale «assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede», come recita, in modo alquanto perentorio, la sentenza del tribunale civile. C’è una sola alternativa a questo percorso: un ulteriore ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzione tra Regione e Stato sulla sentenza del Tribunale, e un percorso molto lungo e articolato dal punto di vista giuridico prima di un pronunciamento definitivo. Ma come si dovrebbe arrivare ad un (eventuale) scioglimento anticipato del Consiglio? Anche ieri si sono confrontate le due anime del partito. C’è chi ritiene che bisogna usare il tempo a disposizione per governare “tanto e bene”, incrementando l’attività amministrativa e legislativa al massimo, «come se non ci fosse un domani». È una tesi sostenuta da una parte di gruppo consiliare e di giunta. Poi c’è chi ritiene che è meglio fare già campagna elettorale, liberi da vincoli di maggioranza e pronti a cavalcare l’onda. In entrambi gli schieramenti emerge però una consapevolezza: questo esperimento del Campo Largo, con un presidente della Regione a guida M5S, avrà bisogno di un rapido check interno ma solo dopo il nuovo segretario Dem.

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