«Volo cancellato, la nostra odissea per rientrare in Sardegna»
Il racconto di un passeggero vittima del black out del radar a Milano-Linate: «Da Aeroitalia risposte scortesi un buono di appena 7 euro»
Sassari L’illusione che fosse solo un normale ritardo dura due ore. Dalle 20 alle 22. Fino a quando sul volo Milano-Cagliari di AeroItalia compare la scritta che mette il sigillo alla speranza. Cancellato. Comincia in quel momento di sabato 28 giugno la disavventura di Giacomo Oppo, 58 anni, della provincia di Oristano, nel capoluogo lombardo per dei controlli medici al Policlinico. Riuscirà a rientrare nell’isola solo domenica 29 giugno, dopo la mezzanotte, dopo aver sperimentato il panico, la mancanza di assistenza e di empatia. Il suo volo di sabato è infatti sparito a causa del black out dei radar. Quando con il buio tecnologico del nord ovest dell’Italia gli aerei hanno perso il loro sguardo sui cieli.
Rientro da manuale Il rientro del signor Giacomo a Paulilatino, sulla carta doveva essere da manuale. Dopo la visita al Policlinico, il trasferimento in aeroporto e l’imbarco sul volo AeroItalia per Cagliari delle 20. «Dopo la visita, come facciamo sempre io e mia moglie e come fanno i tanti sardi che come me viaggiano a Milano per motivi di salute siamo andati in aeroporto, unico punto di appoggio – racconta -. Erano le 15 circa. Per due ore il nostro volo era indicato in ritardo. Solo alle 22 la cancellazione e senza ricevere alcun tipo di comunicazione. Né in aeroporto, né sui cellulari».
Scortesia e mancanza di informazioni Oppo cerca di avere informazioni dal personale di terra. «Ho ricevuto davvero tante risposte scortesi – aggiunge -. Ci dicevano che non erano dipendenti AeroItalia e non centravano nulla. Poi un’assistente di volo, tra l’altro senza usare il microfono e con fare scocciato, ha comunicato l’uscita del gate. A quel punto ci siamo trovati completamente soli».
L’assistenza I coniugi Oppo, insieme ad altri passeggeri sardi decidono allora di andare ai check in per cercare di capire cosa fare. «Con me c’erano persone invalide, che avevano difficoltà a camminare. Ci hanno dato una bottiglietta d’acqua e nulla di più. Siamo allora andati nella sala amica per stare un pochino meglio. Peccato che il personale non sapesse regolare i termoconvettori: c’erano temperature da cella frigorifera».
Il trasferimento in hotel Le ore nel frattempo scorrono. Alle 2,30 il trasferimento in un albergo a Segrate Milano 2. «Praticamente ci hanno obbligati ad andare in hotel – afferma -. Una quarantina di persone in tutto. Ci hanno portato in taxi e ci hanno detto che sempre i taxi sarebbero venuti a riprenderci alle 7 l’indomani per riaccompagnarci in aeroporto. Il taxi del rientro invece lo abbiamo pagato di tasca».
Notte in branda Chi era rimasto in aeroporto aveva dormito sulle brandine. «Che però non sono state sufficienti per tutti – sottolinea Oppo -. Una volta arrivati abbiamo scoperto che molti passeggeri erano già stati inseriti nel primo volo utile, quello delle 17,30. Io e mia moglie no perché i nostri biglietti erano stati acquistati tramite agenzia, non on line. Ho quindi provato a chiamare il numero di AeroItalia Sardegna. Dopo la lunga attesa, quando finalmente arrivava il mio turno, cadeva la linea. Stessa cosa con il 112». Solo dopo aver insistito con toni accesi al check in finalmente l’inserimento in lista per la partenza alle 22.
Quale continuità «Ci è stato dato un buono da 7 euro per tutta la giornata e zero assistenza – conclude il signor Oppo -. Nessuno medico è venuto a controllare le nostre condizioni di salute. Noi passeggeri sardi, e ancora di più noi con problemi di salute, abbiamo ricevuto un trattamento senza rispetto, senza empatia. Anche la Regione ci ha lasciati soli. Forse la compagnia a cui ha affidato la continuità territoriale non è in grado di garantire i diritti di noi sardi».