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Castel d’Azzano

Esplosione in un casolare durante uno sgombero: cosa è successo e chi erano i tre carabinieri morti – GLI AGGIORNAMENTI


	I tre carabinieri morti nell'esplosione, il Brigadiere Capo Q.S. Valerio Daprà, il Carabiniere Scelto Davide Bernardello, il Luogotenente C.S. Marco Piffari
I tre carabinieri morti nell'esplosione, il Brigadiere Capo Q.S. Valerio Daprà, il Carabiniere Scelto Davide Bernardello, il Luogotenente C.S. Marco Piffari

Il procuratore: «In casa sei bombole di gas, forse è stata lanciata una molotov»

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Tre carabinieri sono morti nell'esplosione avvenuta oggi 14 ottobre durante uno sgombero in una casa rurale del comune di Castel d'Azzano (Verona) nel corso delle prime ore del mattino. L'esplosione ha provocato il crollo della struttura. Risultano quindici feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco.

Ci sono subito dei fermi e sono fratello e sorella di circa 60 anni. Un terzo fratello si è allontanato dal casolare subito dopo la deflagrazione ed è attualmente ricercato.

Le vittime sono il Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, il Brigadiere Valerio Daprà e il Carabiniere Davide Bernardello, prestavano servizio due a Padova e uno a Mestre. Lo riferisce il sindacato Sim Carabinieri che «esprime il più profondo cordoglio per la tragica scomparsa dei tre colleghi dell’Arma dei Carabinieri». 

Cosa è successo Questa mattina «erano diversi i provvedimenti giudiziari che stavamo eseguendo: nell'accedere all'abitazione ci siamo trovati di fronte a un gesto di assoluta follia. È stata accesa una bombola del gas. La deflagrazione ha colpito in pieno i nostri militari: al momento sono 3 i carabinieri morti e 15 quelli feriti, alcuni agenti della polizia di Stato e dei vigili del fuoco, ma nessuno versa in pericolo di vita». Sono le parole del comandante provinciale dei carabinieri di Verona Claudio Papagno, alla trasmissione “Uno mattina news”.

Sono 11 i carabinieri che hanno riportato ferite per le quali sono stati trasportati in codice rosso – ma non in pericolo di vita – presso quattro ospedali del luogo. Sul posto sono impegnate 25 unità tra squadre ordinarie, unità cinofile e nuclei Usar (Urban Search and Rescue) per la messa in sicurezza dell’area.

Fermate tre persone, due fratelli e sorella 60enni

Due persone – un uomo e una donna – sono state fermate subito dai carabinieri nell’ambito dell’indagine sull’esplosione. Anche i due fermati sono stati soccorsi e stanno ricevendo le cure del caso. I due sono fratello e sorella, Dino Ramponi, 63 anni e Maria Luisa Ramponi, 59 anni. Un terzo fratello si era allontanato dal casolare subito dopo la deflagrazione ed è stato fermato dopo una breve ricerca da parte dei militari. Si tratta di Franco Ramponi, 65 anni. L’uomo è stato rintracciato da militari in una campagna di sua proprietà. Non ha opposto resistenza.

Già nel 2024, in occasione di un altro tentativo di sgombero del casolare di Castel d’Azzano, uno dei tre occupanti si era cosparso di benzina per evitare le operazioni delle Forze dell’Ordine. Lo si apprende da fonti qualificate.

Il procuratore «In casa sono state trovate sei bombole di gas. L’esplosione è arrivata al piano di sopra». Lo ha detto Raffaele Tito, procuratore capo di Verona, parlando da Castel d’Azzano. «L’ambiente era stato saturato e, aprendo, le forze dell’ordine hanno sentito il rumore di un fischio», ha affermato. Tra le ipotesi che hanno determinato l’esplosione nel casolare a Castel d’Azzano, nel Veronese, al vaglio degli investigatori anche una molotov lanciata dalla donna che dimorava nella struttura, ha spiegato Tito.

«Le bombole erano in tutta la casa – dice – le bodycam forniranno maggiori dettagli». Gli ambienti erano «sicuramente saturi, l’esplosione è avvenuta al primo piano, non al piano terra». Per far deflagrare la casa in quel mondo, «gli ambienti dovevano essere saturi».

«Quando i carabinieri hanno aperto hanno sentito un fischio – ha affermato – probabilmente determinato dalle bombole che venivano aperte». 
«Avevo delegato la perquisizione alla ricerca di bottiglie molotov perché, grazie ai carabinieri, avevamo delle foto dalle quali si vedevano queste molotov sul tetto», ha detto Tito, spiegando che solo qualche giorno fa, alla fine del mese di settembre, i tre avevano minacciato «il custode giudiziario che era stato delegato alla vendita dell’immobile dal giudice civile» e «uno di loro ha detto che si sarebbe fatto esplodere».

Le reazioni «È un bilancio molto doloroso, drammatico e tragico. I testimoni raccontano che è stato subito percepibile l'odore del gas e qualche istante dopo c'è stata la deflagrazione», ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi alla trasmissione “Uno mattina news”.

Il ministro ha aggiunto che «è probabile che qualcuno all'interno» dell'abitazione «abbia attivato una bombola del gas» e «si è creato il presupposto per la deflagrazione: risulterebbe che le due persone titolari dell'appartamento poi si sono allontanate».

Il magistrato Valerio de Gioia ha commentato: «L'unica fortuna era la presenza dei vigili del fuoco. Se dovesse essere confermata la dinamica di una esplosione volontaria, qui siamo in presenza del reato di strage e omicidio plurimo. Che è punito con la pena dell'ergastolo. I due sottoposti a una misura precautelare nell'interrogatorio spiegheranno la dinamica e le singole responsabilità».

+++ Notizia in aggiornamento +++

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