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Sassari, sequestra in casa la compagna e la minaccia: «Ti picchio fino a farti abortire»

Sassari, sequestra in casa la compagna e la minaccia: «Ti picchio fino a farti abortire»

L'uomo, che è a processo per maltrattamenti, è accusato anche di sequestro di persona perché avrebbe anche impedito alla ex di uscire portandole via le chiavi dell'appartamento

31 ottobre 2024
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Sassari Umiliata, vessata, denigrata: «Fai schifo, ascolti una musica di merda». Offese ma anche minacce: «Ti picchio fino a farti abortire». Ecco perché l’accusa di maltrattamenti contestata a un 39enne sassarese è “aggravata”: perché quelle condotte le avrebbe “riservate” a una donna in stato di gravidanza, la sua compagna.

Ieri mattina, davanti al giudice Valentina Nuvoli, l’apertura del giudizio immediato nei confronti dell’uomo che deve anche rispondere del reato di sequestro di persona perché in un’occasione avrebbe impedito alla ex (una giovane di 28 anni) di allontanarsi da casa “prelevando dalla sua borsetta la copia del mazzo di chiavi. La afferrava per i capelli e la minacciava di morte dicendole che se avesse chiamato i carabinieri l’avrebbe ammazzata e che se si fosse allontanata comunque da casa l’avrebbe inseguita in auto e fatta uscire fuori strada». E, ancora, le avrebbe «strappato via il telefono rompendo anche la cover».

Nel capo di imputazione contro il 39enne un lungo elenco di accuse: un giorno «le dava una manata in faccia e la lasciava a piedi per strada con un occhio arrossato; un’altra volta, dopo aver litigato durante una cena con amici ed essere rientrati a casa, le avrebbe impedito di allontanarsi portandole via le chiavi; ancora, in un’altra occasione, l’avrebbe «afferrata per i capelli e colpita con le mani sulla testa». Ci sarebbero state poi altre minacce contenute in alcuni messaggi telefonici dove, dopo una lite al rientro da un pranzo, le avrebbe scritto che «le avrebbe tolto il figlio non appena avesse partorito».

Tutti comportamenti che per la Procura avrebbero “imposto alla persona offesa un regime di vita oppressivo e prevaricatorio». L’imputato ha sempre respinto tutte le accuse e sostenuto che il processo (con rito ordinario) gli darà modo di provare la sua innocenza. La giovane non si è costituita parte civile. (na.co.)
 

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