La Nuova Sardegna

Sassari Si è concluso in corte d’appello il processo nei confronti dell’ex funzionaria del Comune di Valledoria, Gilberta Pinna, che lo scorso maggio era stata condannata dal gup a 4 anni e un mese per peculato. Nel secondo grado di giudizio la pena è stata ridotta a tre anni e otto mesi, attraverso l’istituto del “concordato”, una forma di giustizia consensuale basata su un accordo tra difesa e Procura generale. Riduzione che consentirebbe all’imputata di ottenere la sospensione condizionale della pena.

L’ex funzionaria era stata accusata di aver prelevato indebitamente dalle casse del Comune di Valledoria (che si era costituito parte civile con l’avvocato Luca Sciaccaluga) oltre seicentomila euro. La sua posizione si era aggravata in seguito a una nuova valutazione degli atti di indagine che era arrivata dopo la memoria redatta e depositata da Sciaccaluga. Memoria nella quale veniva chiesto alla Procura un “ampliamento” del capo di imputazione con la contestazione alla Pinna anche dei prelievi di denaro effettuati non solo a partire dal 2017 ma anche negli anni dal 2013 al 2016.

Per l’accusa, la 63enne – andata in pensione a settembre del 2021 – «rivestendo il duplice ruolo di economa e di responsabile dell’area economico finanziaria del Comune di Valledoria, e quindi agendo come pubblico ufficiale avendo il possesso e comunque la disponibilità di denaro altrui, se ne appropriava per un importo complessivo di 622.445, 02 euro». E sarebbero emersi anche pagamenti per rate di finanziamento di natura personale. Il difensore Gabriele Satta nella sua discussione aveva puntualizzato il fatto che dal 2013 al 2017 non ci fosse una prova tangibile degli ammanchi, anche perché la documentazione contabile non era stata reperita. La corte d’appello (presidente Salvatore Marinaro, a latere Marina Capitta e Gianni Delogu) ha ammesso il concordato e confermato il risarcimento alla parte civile.