La Nuova Sardegna

Sassari

La storia

Chi era Sant’Agostino, il Padre della chiesa sepolto per più di due secoli in Sardegna

di Davide Pinna
Chi era Sant’Agostino, il Padre della chiesa sepolto per più di due secoli in Sardegna

Il nuovo Papa Leone XIV appartiene all’ordine agostiniano: è stata fra le prime cose che ha detto quando si è affacciato dal balcone a San Pietro

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Sassari «Sono un agostiniano». È stata quasi una dichiarazione d’intenti, quella di Robert Francis Prevost, pronunciata dalla loggia della Basilica di San Pietro, pochi minuti dopo essere stato eletto Papa con il nome di Leone XIV. Il riferimento è a Sant’Agostino, uno dei padri della Chiesa, vescovo africano morto nel 430, le cui spoglie rimasero seppellite per oltre due secoli a Cagliari, finché il re longobardo Liutprando non le acquistò e trasportò a Pavia. Una storia che coinvolge tanti protagonisti, dai cittadini romani sardi e del Nord Africa fino ai barbari germanici con i loro nomi pittoreschi, Genserico e Liutprando, passando per i pirati saraceni.

Ma chi è Sant’Agostino? Certamente è uno dei punti di riferimento della dottrina della Chiesa cattolica, il suo pensiero è condensato soprattutto all’interno di due opere: Le confessioni e il De Civitate Dei. Nella prima racconta la gioventù dissoluta e l’iniziale adesione al manicheismo, una religione di origine persiana che si fonda sulla contrapposizione fra bene e male, fino alla conversione al cristianesimo. Nella seconda, getta le basi della dottrina politica della Chiesa, segnando la differenza fra la Città di Dio e la Città dell’Uomo, in parte sovrapponibili alla Chiesa e all’Impero. Proprio all’interno di quest’opera, formula l’idea che l’uomo non raggiunga la salvezza per le sue buone azioni, ma per la Grazia di Dio. A questo pensiero si ispirerà, un millennio dopo, Martin Lutero – monaco agostiniano, appunto – nel dare il via alla Riforma protestante.

Quando Agostino morì, nel 430, era Vescovo di Ippona, corrispondente all’attuale Annaba, in Algeria. La città, ancora di cultura romana come lo era tutto il Nord Africa fino alla conquista islamica qualche secolo dopo, era stretta d’assedio da una popolazione germanica, i vandali. Si trattava di una tribù che proprio in quegli anni si stava convertendo al cristianesimo, ma con una variante eretica: l’arianesimo. Qualche decennio dopo, all’inizio del 500, i vandali di re Genserico – che si erano impossessati di tutto il Nord Africa – costrinsero alla fuga i vescovi cattolici. E proprio durante questa diaspora, le spoglie di Agostino e la sua biblioteca vennero portate in Sardegna, a Cagliari.

La città aveva infatti degli strettissimi rapporti con la vicina costa Nord Africana, con la quale condivideva diverse caratteristiche politiche e culturali. Qui trovarono rifugio i vescovi cattolici in fuga dalla persecuzione ariana e, secondo la tradizione, le spoglie di Sant’Agostino vennero custodite – e venerate –all’interno di una cripta ricavata da una grotta naturale che si trova a Stampace, nel largo Carlo Felice. La cripta è ancora oggi accessibile dall’androne di Palazzo Accardo, mentre le varie chiese realizzate al di sopra nel corso dei secoli sono state distrutte.

Qui, le spoglie di Agostino rimasero per oltre due secoli. Più o meno sino al 718, quando se ne interessò Liutprando, re dei Longobardi. Il sovrano era preoccupato per il rischio le reliquie venissero portate via dai saraceni, vero e proprio flagello con le loro incursioni piratesche per Cagliari e per tutta la Sardegna. Ma, soprattutto, voleva portare i resti di uno dei santi più importanti di tutta la Cristianità nella sua capitale, a Pavia. Cosa che riuscì a fare, pagando un riscatto (carissimo, secondo quanto racconta il monaco e storico britannico Beda il venerabile) ai saraceni: ancora oggi i resti di Agostino sono custoditi nella città lombarda, all’interno della basilica di San Pietro del Ciel d’oro.

Agostino, più di un millennio dopo la sua partenza, è rientrato a Cagliari a settembre 2014 quando una sua reliquia è stata donata alla città dall’ordine che porta il suo nome.

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