Morto a 90 anni nell’incidente, addio a un uomo di quartiere dal cuore grande: «Portava allegria»
Il ricordo di Antonio Corda, il pensionato di Porto Torres travolto e ucciso mentre era a bordo della sua Ape sulla ex 131
Porto Torres I sorrisi, gli abbracci, le battute scherzose. Era un portatore naturale di allegria Antonio Corda, “zio” Antonio come lo chiamavano in tanti al Satellite, il quartiere popolare dove tutti si sentono parte di una grande famiglia.
Impossibile trovare uno che non avesse avuto l’opportunità di conoscerlo, perché Antonio Corda non era uno che potevi evitare. Non stava mai fermo, dopo l’attività lavorativa alla zona industriale - come tanti pensionati- si era appassionato alla campagna. A bordo dell’Ape faceva avanti e indietro da Li Pidriazzi al villaggio Satellite dove viveva con la moglie Settimia. Centinaia i messaggi arrivati alla famiglia, ai figli Tino e Pierpaolo, anche attraverso i social dei quali “zio” Antonio non aveva una grande conoscenza e sui quali nutriva scarsa fiducia.
Lui era un generoso, uno di altri tempi dal cuore grande. Di quelli cresciuti senza dimenticare mai da dove si parte e quel percorso fatto di difficoltà e sacrifici che le persone semplici devono fare per andare avanti. Era un uomo di quartiere, un operatore di comunità, Antonio Corda. E da sempre collaborava con la parrocchia dello Spirito Santo, per lunghi anni a sostegno delle attività di un prete di frontiera come don Salvatore Ruiu. Aveva 90 anni “zio” Antonio ma non li sentiva e ci scherzava, anche sull’età, con i suoi coetanei e con i giovani che si divertivano ad ascoltare i suoi racconti. Anche l’altra sera, giorno della tragedia, tornava da quell’angolo di campagna, a Li Pidriazzi , che teneva come una piccola oasi, punto di riferimento per tanti amici. Era sorprendente, cercava di trasmettere la propria allegria, di portare buonumore, specie dove trovava momenti di tristezza. Così fino alla fine.