La Nuova Sardegna

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Buon gusto – Speciale cucina esotica

Zuppe, noodles e riso: nel piatto l’anima thai

di Lorenzo Musu
Zuppe, noodles e riso: nel piatto l’anima thai

La nostra è una cucina inclusiva che attrae anche vegetariani, vegani e celiaci

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Autentica passione. Bastano due parole per definire cosa c’è dietro Chafbius, l’unico ristorante esclusivamente thailandese a Cagliari e in Sardegna. Una realtà fondata su tre pilastri: qualità, sostenibilità e umanità. Un’eccellenza gastronomica inclusiva, esistente e possibile grazie a una coppia. Wirat Charoenlai e Fabrizio Lebiu. La prima, proprietaria ma anche braccio e mente della cucina tipica thai. Integrità e idealismo. Il secondo, che abbiamo avuto il piacere di intervistare, un “tuttofare” diviso fra sala e banco per far sì che tutto sia al posto giusto. Insieme ai loro figli, una famiglia che ha scommesso su sé stessa e ha avuto successo.

Come nasce Chafbius? «Mia moglie è della Thailandia centrale, vicino Bangkok. Il suo obiettivo era uno: far conoscere il cibo autentico thailandese a Cagliari. Autentico, non adattato a richieste turistiche o di località. E ci è riuscita, con tanta testardaggine. Un’ idea che si è sviluppata in diverse fasi. Siamo partiti nel 2019 con un localino modello street food in Corso Vittorio Emanuele II, avevamo solo dieci tavolini. Adesso, sempre lungo il Corso, da circa due anni siamo un ristorante».

Cucina thailandese: a chi si rivolge e su quali prodotti si basa? «Attiriamo soprattutto vegani e vegetariani, ma anche celiaci. Persone non viste benissimo dalla ristorazione italiana, ma da noi sono i benvenuti e ricevono un ottimo trattamento. La cucina thai è inclusiva, perlopiù varia, bilanciata tra carboidrati, verdure e proteine. È una cucina che piace, tra le più apprezzate al mondo, non a caso raccoglie tutte le fasce d’età. I prodotti tipici su cui si basa sono diversi, fra i più caratteristici il curry (in particolare il green), varie zuppe e piatti con noodles, il fried rice (riso fritto thailandese). Ovviamente sono gusti diversi dalla cucina italiana, ma in un mondo così internazionalizzato si mangia dappertutto. Una volta scoperta, la thai è una cucina che conquista. Per questo abbiamo una clientela fissa. Chi viene poi ne parla con amici e parenti, la maggior parte delle volte tornano anche con altre persone».

Per un’esperienza completa, quali piatti consigliereste a chi viene per la prima volta? «Tra quello che mi richiedono, il piatto più famoso è il phad thai (molto conosciuto e senza pubblicità) molto apprezzato. Alla base del piatto c’è la salsa, a base di tamarindo. Mia moglie la fa a mano, secondo la tradizione: una bella differenza che si può trovare solo da noi. Io personalmente poi, se dovessi scegliere, consiglierei a chi entra per la prima volta un wok, abbiamo anche una categoria speciale con piatti più spinti. Sta andando benissimo il curry, non la polvere o la salsa (come si potrebbe pensare) ma il piatto. In pasta, cotto col latte di cocco, verdure e proteine, accompagnato da una ciotola di riso Jasmine. Il panang è il più apprezzato, tra i piatti migliori al mondo. Magari consiglierei anche un’insalata di papaya come contorno. Come dolce il più conosciuto è il mango sticky rice, a base di riso glutinoso, cotto con latte di cocco e fiori di te blu, accompagnato con il mango».

Servizio e accoglienza, come gestite questi due aspetti? «Siamo un ristorante a gestione familiare. Io faccio un po' di tutto, mi divido tra cassa e sala. Due dei miei tre figli mi aiutano con i tavoli, mi danno una mano tra studio e lavoro. Un lavoro impegnativo se si pensa che abbiamo sessanta coperti. Abbiamo anche un angolo “Buddha su un lato della sala, dallo stile particolare. Ci sono molte decorazioni con disegni fatti a mano da mia moglie, il che dà un tocco orientale all’intera struttura. Cerchiamo di far avere tutto al cliente, quello che c’è da fare si fa».

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