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Paparazzi, mestiere al capolinea: «Addio scoop, ha vinto Instagram»

di Stefania Puorro
Paparazzi, mestiere al capolinea: «Addio scoop, ha vinto Instagram»

Le dive ora pubblicano sui social, i maestri dell’obiettivo Frezza e La Fata: «Ormai l’esclusiva non esiste più»

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Olbia Una barca, una soffiata, un colpo di fortuna: così nasceva lo scoop. Oggi basta un selfie su Instagram per bruciare ore di appostamenti. Il mestiere dei paparazzi, quello vero, fatto di intuizioni, viaggi e adrenalina, è al tramonto. A raccontarne la lunga stagione - e la trasformazione inevitabile - sono due maestri dell’obiettivo: Riccardo Frezza e Salvo La Fata. Da sempre protagonisti della cronaca mondana nazionale e internazionale, oggi si trovano a fare i conti con un mondo radicalmente cambiato, dove visibilità e notorietà sono appannaggio dei social. E mentre questa è per loro la quarantesima estate consecutiva in Sardegna, l’isola che più di ogni altra ha fatto da sfondo alle grandi storie del jet set, il loro racconto si fa bilancio, riflessione e memoria. C’era un tempo in cui la celebrità si costruiva lentamente, con pazienza, intuito e una buona dose di audacia. Una barca a noleggio, un telefono che squillava all’improvviso con una dritta da seguire, un elicottero pronto a decollare quando serviva.

L’attesa era parte integrante dello spettacolo: si cercava lo scoop, si inseguiva l’immagine perfetta. Oggi, invece, tutto è a portata di clic, già servito e consumato in tempo reale sul palcoscenico dei social media. L’interesse per i personaggi famosi non è scomparso — anzi — ma il mestiere che lo ha alimentato per decenni è quasi svanito. A parlarne sono proprio Riccardo Frezza e Salvo La Fata, i cui scatti che hanno fatto il giro del mondo. E mentre “Chi” celebra i suoi trent’anni con un numero speciale curato da Alfonso Signorini, una delle foto pubblicate li ritrae insieme a un giovanissimo direttore, in un periodo in cui i paparazzi erano ancora indispensabili e le immagini avevano un peso reale.

Se un tempo si voleva vedere come fosse vestito Briatore al Billionaire, si correva in edicola. Oggi basta aprire Instagram: ha bruciato i tempi, ha cancellato l’attesa. Se Belen arriva in Sardegna, lo si sa subito. L’esclusiva non esiste più – spiegano –. La cronaca rosa non è finita, ma è diventata un flusso continuo, un rumore di fondo che non si ferma mai. E in questo rumore, bisogna trovare un modo per restare a galla».

Nel corso degli anni, Frezza e La Fata hanno venduto le loro fotografie alle principali testate internazionali, cartacee e poi digitali. I loro scatti hanno popolato copertine e inserti. Oggi il mercato è diverso, ma si sono adattati, senza perdere il timone. Frezza, ha scelto di reinventarsi. «Ho creato un’app per interpretare questo nuovo mondo digitale. Facciamo ancora i paparazzi, ma è tutto cambiato». Un tempo l’investimento era abbondante ma sicuro. «Avevamo una barca, giravamo in elicottero se necessario. Non ci mettevamo limiti. Tutto quello che spendevi lo recuperavi facilmente, e i guadagni erano importanti. Adesso i costi sono altissimi, e i giornali pagano sempre meno. I giovani non ci provano più: non si rientra delle spese». Oggi la differenza è fatta dalle relazioni. «Il nostro vero patrimonio sono i contatti. Anni di lavoro, conoscenze, amicizie, migliaia di numeri di telefono custoditi in un’agenda. È questa rete che ci permette ancora di lavorare, anche se in modo differente». Un esempio? Frezza è anche appassionato di magia. Ha portato in Sardegna due illusionisti di fama internazionale che si esibiscono nelle ville e sui mega yacht, spettacoli esclusivi resi possibili proprio grazie a una miriade di contatti e a rapporti consolidati negli anni.

C’è poi un suo libro che parla di questo mondo che non c’è più. «Uscirà prima di Natale e si intitola “Storia di un mercante di immagini”. Racconta il modo di lavorare, gli scoop veri, le esclusive; tutto ciò che è svanito. Prima si muovevano una decina di agenzie, ora sono rimaste in tre e sempre tre, noi due compresi, è il numero dei paparazzi». Frezza e La Fata hanno visto nascere Poltu Quatu, hanno documentato estati leggendarie. «Eravamo noi i social: fotografavamo Naomi Campbell alla consolle del Billionaire, tanto per fare qualche esempio, o Phil Collins alla batteria. Quelle immagini giravano il mondo, perché ancora avevano un valore». Il futuro? «Dopo di noi, non ci saranno più paparazzi. Questo mestiere è finito». Ma c’è una foto in particolare a cui Frezza e La Fata sono più affezionati? «Non abbiamo un solo scatto preferito. Ogni servizio è stato importante, ogni immagine ha la sua storia. Il nostro lavoro è stato una lunga sequenza di racconti da fermare in un’immagine». E proprio quelle storie -quelle vere, non confezionate per i social - sono ciò che manca oggi. «Il mondo del calcio come lo conoscevamo non c’è più. Non ci sono più i Vialli o gli Inzaghi, i grandi protagonisti della serie A. Lo stesso vale per le veline, per il Grande Fratello». E il tennis? «È concentrato su Sinner, ma se lo fotografi con la fidanzata è un servizio normale. Qualche anno fa sarebbe stato un evento». Insomma, la cronaca rosa corre veloce, ma non lascia traccia. Le immagini durano poche ore online e poi svaniscono. Quelle di Frezza e La Fata, invece, raccontano un mondo intero, un’epoca fatta di storie, personaggi e momenti che difficilmente si rivivranno. Sono questi scatti, carichi di memoria, a restare come testimoni preziosi di un’epoca irripetibile.

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