La Nuova Sardegna

Cagliari

Il mistero

«Rifiutava le cure e non mangiava, fate chiarezza sulla morte di Diana Zanin» – l’esposto del sindaco

«Rifiutava le cure e non mangiava, fate chiarezza sulla morte di Diana Zanin» – l’esposto del sindaco

Giovanni Daga, primo cittadino di Nuragus: «Potrebbe essere stata condizionata da qualcuno»

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Nuragus La morte di Diana Zanin è un mistero. La situazione della commerciante di origini svizzere trapiantata a Nuragus, morta a 49 anni dopo avere rifiutato di curarsi per la sua patologia,  è stata segnalata, due volte, dal sindaco Giovanni Daga in altrettanti esposti indirizzati alla Procura della Repubblica di Cagliari. Il primo è datato 17 luglio 2025, quattro mesi prima della morte di Diana Zanin, e il secondo è stato inviato nella mattinata del 9 dicembre. Nel primo documento Daga chiedeva una “valutazione urgente da parte del Servizio Sociale e altri organi competenti” ma anche la valutazione delle “condizioni di salute e possibile condizionamento psicologico. L’eventuale presenza di situazioni relazionali che limitano la sua libertà o sicurezza personale”.

Nella seconda comunicazione alla Procura, ormai postuma, il sindaco oltre a chiedere che sia fatta un’autopsia a chiarire le cause del decesso di Diana Zanin, riporta la voce dei suoi concittadini ed entra nel dettaglio di una vicenda drammatica: "Dalle informazioni raccolte da privati cittadini e che segnalo per mero dovere istituzionale risulterebbe che da alcuni mesi la signora Zanin avesse intrapreso un regime alimentare estremamente restrittivo. Alcuni testimoni riferiscono che la stessa avrebbe progressivamente smesso di alimentarsi in modo adeguato, seguendo una dieta basata su miscele liquide o “beveroni”, la cui composizione non è nota e che, secondo quanto riferito, avrebbero potuto contenere sostanze non idonee ai fabbisogni nutrizionali, come quantitativi di cloro. Sono inoltre stati riportati, sempre da terzi, comportamenti analoghi anche da parte della madre della signora Zanin”.

Poi il sindaco si sofferma sull’ipotesi di condizionamento psicologico: "In particolare, alcune testimonianze parlano di un ruolo incisivo da parte di un uomo indicato come suo compagno”. Infine, la questione economica: “Sono state segnalate, inoltre, informazioni relative a possibili aspetti patrimoniali, come l’interesse di terzi su beni della signora Zanin”.

Chi era Diana viveva a Nuragus da anni, ci era arrivata da nord Italia insieme al suo compagno e aveva aperto il suo supermercato, un market in cui vendeva generi alimentari ma anche capi d’abbigliamento. L’idea di essere arrivata in un’oasi di pace in cui costruire un futuro tranquillo durò poco. La vita di Diana venne però segnata da due pesantissimi lutti, due decessi improvvisi e inaspettati che potrebbero aver scosso la stabilità emotiva della donna. Poi, la malattia. Un tumore, secondo alcuni compaesani. Niente di ufficiale, perché Diana era ormai passata dall’universo dei “no vax” che frequentava ai tempi del Covid a quello della medicina alternativa, forse anche grazie ad un presunto contatto con il solito e immancabile “santone” di zona. Sarebbe stato il guru a convincere Diana a evitare le visite mediche e le relative cure, ma anche a intraprendere un regime alimentare particolarmente ristretto che sostanzialmente le proibiva quasi tutto. La sue scelte furono subito evidenti a tutti gli amici e ai clienti abituali del suo market, sconvolti dall’estrema magrezza della donna e dall’evidente rigonfiamento del suo bacino. Da qui la prima richiesta ufficiale del sindaco che chiedeva alla procura una valutazione sulle “condizioni di salute e possibile condizionamento psicologico” ma anche “l’eventuale presenza di situazioni relazionali che limitano la sua libertà o sicurezza personale”. La risposta, però, non è mai arrivata. 

Il sindaco  «Oggi resta soprattutto l’amarezza per una tragedia che forse poteva essere evitata. E resta un dovere per tutti noi: non voltare lo sguardo quando percepiamo segnali di isolamento, manipolazione o dipendenza emotiva. Diana meritava di più. Ricordiamola così: come un invito a creare comunità più attente, più coraggiose e più capaci di tendere la mano prima che sia troppo tardi». (claudio zoccheddu)

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