La Nuova Sardegna

Nuoro

Caccia al ricercato

Arzana è sotto shock: «Lasciateci in pace, lui è morto o lontano»

di Alessandro Mele
Arzana è sotto shock: «Lasciateci in pace, lui è morto o lontano»

Viaggio nel paese del super latitante Attilio Cubeddu: «Basta blitz, gli uomini incappucciati fanno paura ai bambini»

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Arzana «Le vere vittime di tutta questa situazione sono la moglie e le figlie. È gente per bene, non c’entrano niente con lui». «Lui», evidentemente diventato innominabile anche per i suoi stessi compaesani che, vecchi o giovani che siano, non lo chiamano mai per nome, è Attilio Cubeddu, il super latitante sparito nel nulla nel 1997 e intorno al quale, a 28 anni di distanza, appena 48 ore fa si è scatenata una vera e propria caccia ad elementi utili alla sua cattura. Tra questi, tracce biologiche prelevate tra i suoi familiari ed eventuali contatti recenti avuti con i suoi presunti fiancheggiatori. Nel pomeriggio da siesta messicana di Arzana, in un paese semideserto e al riparo dalla calura estiva, per le strade ci sono poche persone. Perlopiù anziani intenti a chiacchierare nella centralissima piazza Roma e alcuni giovani a passeggio nei giardinetti a pochi passi dal municipio.

Ad unire generazioni così lontane tra loro, il comune denominatore del pensiero rivolto immediatamente ai familiari più stretti di quello che è considerato uno degli esponenti di spicco dell’Anonima sequestri. Una parola per la moglie di Cubeddu, Marisa Caddori, per le figlie Samuela, Cristina e Valeria e per suoi i nipoti ce l’hanno tutti. «Per quanto ne sappiamo abitano ancora tutti ad Arzana – dicono in paese – e fanno bene. Loro non hanno niente a che vedere con le colpe di Attilio Cubeddu. Sono persone che vivono onestamente e che, estraniandosi dai fatti collaterali che le riguardano, sono perfettamente integrate nella vita del paese. Anzi, sono state vittime di quanto è accaduto, vittime della caccia ad un fantasma. Vanno lasciati vivere in pace». L’operazione del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei carabinieri, condotta con il supporto dei comandi provinciali di Nuoro e Livorno, del Ris di Cagliari, dei Cacciatori di Sardegna e del nucleo Elicotteri di Cagliari, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Roma ad Arzana un po’ di scompiglio lo ha creato. Mentre gli inquirenti cercavano il fantasma di Attilio Cubeddu anche sotto i sassi, infatti, c’è stato qualcuno che ha avuto paura.

«C’erano tanti bambini mentre le strade del paese si riempivano di uomini incappucciati e con il passamontagna – racconta un anziano –. Non è stata una cosa giusta, non siamo abituati a questo genere di cose. Tanti bambini, che adesso dovrebbero pensare solo a godersi le vacanze estive, si sono spaventati molto e c’era chi piangeva. Al di là dei fatti criminosi che hanno riguardato la nostra comunità, Arzana rimane un paese molto tranquillo». Naturalmente, il super latitante ormai 78 enne, nessuno lo ha più visto. Da 28 anni. «Non siamo convinti per niente del fatto che possa vivere ancora in paese – dice all’unisono un gruppetto di 90enni –, noi che siamo un po’ più grandi di lui lo ricordiamo solo da ragazzo, niente di più. Anzi – aggiungono – forse la cosa più probabile è che sia già morto e qualora non lo fosse, secondo noi si trova molto lontano da qui. Quello che pensiamo con certezza è che non sia tra i criminali più pericolosi d’Italia. Ci sembra esagerato per un uomo di quell’età».

Arzana è un paese che ancora si lecca le ferite dopo un anno difficile. Dodici mesi esatti trascorsi nel sangue dopo l’omicidio di Beniamino Marongiu e la cattura con successivo suicidio in carcere di Sandro Arzu. Adesso, invece, c’è la partita che gli inquirenti continuano a tenere aperta su Cubeddu. Un conto che si chiuderà solo con la sua eventuale cattura ma che il paese nel cuore dell’Ogliastra sta già provando a mettersi alle spalle.

«Abbiamo vissuto un anno complicato – commentano sul tema i pochi giovani presenti tra le vie del paese – e rispetto al quale stiamo facendo il massimo per rialzarci. Che negli ultimi 12 mesi molti fatti di cronaca nera siano avvenuti da noi, non vuol dire che tutto il male del mondo risieda qui. Ogni volta che succede qualcosa in Ogliastra, gli inquirenti cercano i colpevoli nel nostro paese. Ma noi siamo una comunità che va aiutata, non affossata. Non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, qui vivono persone perbene che lavorano per il futuro del paese». E la perpetua della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista conferma la presenza di un certo fermento positivo tra i più giovani. «Qui vivono circa un centinaio di ragazzi tra i 20 e i 30 anni – racconta – che stanno portando avanti tante iniziative per la nostra comunità e che vivono attivamente anche le attività della parrocchia. Iniziative sociali, sportive e artistiche che dimostrano una chiara volontà dei più giovani di riscattare il paese dal suo doloroso passato». Al calar del sole spunta anche qualche turista. Che siano ignari di tutto, lo si vede. «Volevamo visitare uno delle zone più longeve del mondo, la blue zone». Arzana, dunque, le risorse per rinascere le ha, sta solo cercando il modo per esprimerle.

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