Olbia Si accende l’ennesima sigaretta e i suoi occhi diventano ancora una volta lucidi. Leano Morelli passa le giornate così, avvolto dai pensieri più bui, soffocato da un senso di impotenza che lo ha spinto a chiedere aiuto. Cappello con paillettes nere e capelli lunghi che gli incorniciano il volto – lasciandogli ancora intatta l’aria stravagante dell’artista di altri tempi – oggi ha 74 anni e un lungo passato fatto di vinili, classifiche, concerti e comparsate in tv. Per quattro volte, tra gli anni Settanta e Ottanta, riuscì a salire sul palco del Festival di Sanremo. La seconda volta arrivò quarto. Nato nelle montagne di Reggio Emilia e trapiantato a Milano da bambino, abita a Olbia ormai da un bel po’ di anni. Ma oggi la sua vita ha preso un’altra piega. Cinque anni fa fu colpito da un ictus. E la voce, dalla sua bocca, esce ormai a fatica. « Non posso più cantare – dice con il pianto in gola –. E cosa può fare un cantante senza la sua voce? Niente, non può fare più niente». Cantare, per Leano Morelli, voleva dire lavorare. E quindi vivere. Oggi non ha più nulla. Solo una piccola pensione. Non ha nemmeno un tetto sopra la testa. Da qualche tempo è ospite di un b&b del centro città, ma da lì dovrà andare via. Ormai è questione di ore. «A Olbia non si trova più nulla, neanche un buco – sospira –. Prendo una pensione minima, stiamo parlando di circa 500 euro. Ma per un piccolo monolocale potrebbero bastare. Anche per soli due mesi, poi in qualche altro modo farò. Non voglio rassegnarmi all’idea di andare a dormire in macchina o al dormitorio. Non potrei resistere».
Una casa In città l’emergenza abitativa sta diventando un dramma. Leano Morelli lo sta sperimentando sulla sua pelle e nella sua testa. «Io ho sempre fumato, ma ora molto di più. È l’unica cosa che faccio. Purtroppo non sto attraversando un bel periodo. Sono disperato». Aiutato da un amico, Morelli è riuscito a trovare una sistemazione temporanea in un b&b. «Ma lo devo lasciare, la stagione si avvicina e, giustamente, qui devono lavorare». Prima dell’ictus Leano Morelli riusciva a mettere insieme un po’ di soldi. «Negli ultimi anni facevo soprattutto piano bar – racconta –. Riuscivo a portare a casa 1500 o 2000 euro al mese. Stavo abbastanza bene. Qui a Olbia, città che ho iniziato a frequentare negli anni Ottanta e che poi, pian piano, è diventata la mia seconda casa, tempo fa avevo anche aperto un locale. Si trovava nel centro storico e si chiamava Nata Libera, come la mia canzone più famosa. Poi sono arrivati l’ictus e la pandemia. Così è finito tutto». Da un momento all’altro, adesso, Leano Morelli potrebbe finire in mezzo alla strada. «Quindi mi trovo costretto a chiedere aiuto, a chiunque – dice –. Andrebbe bene anche un piccolo monolocale. Non chiedo tanto: solo un paio di mesi, poi un modo per risolvere questa situazione lo troverò insieme alla mia compagna. Lei vive a Lugano, ma in questo momento è ricoverata in un ospedale». Per gli artisti che si trovano in simili situazioni esiste la Legge Bacchelli. «Un mio amico si è occupato di presentare la richiesta per un sussidio, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta» dice Morelli.
Il suo passato È soprattutto quando pensa ai tempi andati che il cantautore emiliano viene travolto dalle emozioni. Ricorda le amicizie con Augusto Daolio, Rino Gaetano e Ivan Graziani. E ricorda le quattro volte a Sanremo e le due sul palco del Festivalbar. Nel 1977 vinse un premio nazionale come miglior paroliere, piazzandosi davanti a gente come Guccini, De André e Finardi. Le sue canzoni parlavano di storie, attimi e vita vissuta. Nata Libera, incisa nel 1976, fu il suo più grande successo. «La dedicai a una ragazza olandese, faceva l’autostop. Ci fu un piccolo flirt. Poi se ne andò a spasso per l’Europa. Era nata libera» ricorda Morelli con un velo di malinconia che lucida ancora una volta i suoi occhi. Un’altra canzone, Un amore diverso, generò invece un certo scandalo. «In molti arrivarono a pensare che stessi parlando di un amore omosessuale. In realtà era un brano dedicato a due donne, per le quali provavo un sentimento diverso. Sono storie di vita. A volte si inventa, ma molto spesso, quando si scrive una canzone, c’è anche tanta verità».