I comitati sanità attaccano la Asl sul caso Terralba: «Condotta immorale, è smantellamento»
Ma l’Azienda sanitaria aveva solo preso atto delle difficoltà di un territorio senza medici di base
Oristano Non accennano a placarsi le polemiche intorno al caso di mala sanità al poliambulatorio di Terralba, nato dalla nottata trascorsa in fila da centinaia di utenti del territorio alla ricerca disperata di un medico di base. Questa volta è il presidente del Coordinamento dei comitati sardi per la sanità pubblica, Alessandro Rosas, a rispondere alle delucidazioni date dalla Asl di Oristano sul caso. Delucidazione che però erano solo una presa d’atto di una situazione di difficoltà oggettiva: «Nel Terralbese 7mila persone non hanno il medico di base – ha detto la Asl ieri 7 maggio 2025 – e l’apertura dello slot di un solo medico non risolve il problema del territorio. Ma ci sono gli Ascot che nell’Oristanese coprono le esigenze di oltre 20mila utenti, facciamo il massimo per attenuare il problema».
Ma è proprio di fronte a una semplice presa d’atto del problema che il Coordinamento attacca duramente la Asl: «Guardiamo alla nota della Asl 5 sugli eventi di Terralba come manifestazione visibile di un'invisibile strategia di smantellamento – dice Alessandro Rosas –. Non contestiamo gli impiegati, ma l'architettura stessa del disservizio. Quando 7.000 cittadini restano senza medico di base, non siamo di fronte a un'emergenza ma al protrarsi di un modello sbagliato o male applicato. Il paradosso digitale si manifesta nella sua crudezza: cittadini abbastanza visibili per essere contati nelle statistiche, ma fantasmi quando tentano di accedere con Spid».
La questione comunicazione «La comunicazione istituzionale, divulgando avvisi senza specificare che la procedura online era riservata solo a chi già possedeva un medico, ha costruito labirinti senza mappe in violazione della trasparenza amministrativa. Quale documentazione dovrebbe fornire il cittadino che l'Azienda non possieda già – incalza Rosas – . La burocrazia è diventata forma di violenza che colpisce principalmente i vulnerabili. Lo spettacolo di anziani in fila, malati cronici in attesa sotto il sole, persone con incontinenza impossibilitate a muoversi, rappresenta la bancarotta morale di un sistema che parla di telemedicina mentre nega i servizi essenziali. Questo contrasto è frattura tra retorica dell'innovazione e pratica dell'abbandono. Le responsabilità hanno nome e ruolo istituzionale. Non permetteremo l'archiviazione di questa pagina. La nostra azione si dispiega nel tempo lungo della resistenza comunitaria».
E ancora: «Gli Ascot necessitano un ripensamento radicale. La richiesta inoltrata ad Angelo Maria Serusi, ora a capo dell’Areus, rimane lettera morta, confermando la sordità istituzionale divenuta cifra della governance sanitaria. Le soluzioni esistono in altre ASL sarde: canali dedicati, e-mail per cittadini senza medico, sportelli specifici, sistemi di gestione che rispettano la dignità».