Ruba un’auto, viene fermato e urla: «Se mi libero dalle manette vi ammazzo». Arrestato due volte in 24 ore
Fermato durante una cerimonia è accusato di lesioni, resistenza, ricettazione e minacce
Marrubiu Ruba un’auto che dice di aver ricevuto in prestito da una persona che non era il proprietario, poi si mette a sfrecciare nella zona in cui autorità civili e militari stavano commemorando il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, domenica 14 settembre. Fosse finita qui, i guai non sarebbero stati poi tanti, ma le due giornate esagerate del 41enne di San Nicolò d’Arcidano Symon Corda hanno regalato un fuori programma prolungato. Quando due agenti della polizia locale dell’Unione dei Comuni del Terralbese che stavano regolando il traffico gli hanno intimato di rallentare, l’automobilista li ha ignorati bellamente e ha anzi pigiato il pedale dell’acceleratore sfiorandoli. Sono comunque riusciti a fermarlo e hanno deciso di sottoporlo all’alcol test per il quale è arrivato direttamente il comandante degli agenti. Questo ulteriore controllo ha scatenato una reazione violenta, tanto che l’automobilista si è scagliato contro di lui spintonandolo e mettendogli le mani sul collo.
C’è stato quindi bisogno di un intervento più deciso al quale ha preso parte anche uno dei carabinieri che stava assistendo alla cerimonia e garantendone la sicurezza. Pochi istanti più tardi, Symon Corda era in manette immobilizzato. Gli restava però la forza della voce e dalla sua bocca sono state proferite diverse frasi inequivocabili riportate poi dagli agenti nel processo per direttissima: «Se mi libero dalle manette vi ammazzo. Vi conviene scappare, so dove abitate e poi state attenti, vi dovrete guardare alle spalle». Parole che hanno peggiorato la situazione visto che ormai l’arresto era deciso e che le contestazioni di lesioni e resistenza erano già pronta per essere messe nel verbale della denuncia. A queste si sono quindi aggiunte subito quelle di minacce e di ricettazione perché, è bene ricordarlo, tutto era iniziato con il fatto che fosse alla guida di una Fiat Doblò rubata.
Terminate tutte le pratiche, Symon Corda è tornato a casa, ma non era certo libero. Avrebbe dovuto rispettare gli arresti domiciliari e invece dopo la mezzanotte tra domenica e lunedì 15 settembre, era di nuovo in giro per le vie di San Nicolò d’Arcidano, paese in cui risiede. I carabinieri che erano andati a verificare che non avesse violato la misura non l’hanno trovato, salvo poi rintracciarlo fuori di casa. È stato nuovamente arrestato in flagranza e ai precedenti reati si è aggiunto quello di evasione. Un problema in più da affrontare nella direttissima di fronte alla giudice Paola Bussu che, su richiesta del pubblico ministero Daniela Muntoni che avrebbe voluto la detenzione in carcere, ha convalidato il fermo e deciso di mandare l’imputato nuovamente ai domiciliari con l’aggiunta del braccialetto elettronico per avere costantemente contezza della sua posizione. A quel punto l’avvocata Barbara Corda ha chiesto i termini a difesa per valutare riti alternativi con cui celebrare il processo che proseguirà lunedì 22 settembre.