Naufragio Capo Figari, parla Mario Langiu: «Mandi è morto, io non ho più nulla. La vita non può valere così poco»
Il comandante del peschereccio speronato dalla nave nel 2023: «Ho perso un amico, sono rimasto ore in mare: il patteggiamento è inaccettabile»
Golfo Aranci «Una morte e una vita distrutta valgono così poco?». È l’interrogativo che assilla da giorni Mario Langiu, sopravvissuto per miracolo a un naufragio e da allora col lutto nel cuore per la scomparsa del suo amico e marinaio, Mandi, ingoiato dal mare.
A stento ha ripreso in mano la sua vita e cerca di ricostruirla giorno dopo giorno, da quella maledetta notte, quando, aggrappato alla zattera di salvataggio del suo peschereccio, dopo la collisione con una nave passeggeri, era riuscito a scampare alla morte, mentre la sua barca affondava trascinandosi dietro la vita del suo compagno di lavoro. Immagini che continuano a tormentare le sue notti e a condizionare la sua esistenza. Ma al dolore, ora, si aggiungono rabbia e incredulità per come si sta concludendo l’inchiesta giudiziaria sul naufragio.
A poco più di due anni dalla collisione tra la nave Sharden della Compagnia italiana di navigazione, e il suo peschereccio, Alemax II, costata la vita al marinaio senegalese Diome Mandè, “Mandi”, per i golfoarancini, la tragedia di Capo Figari arriverà la prossima settimana in tribunale.
Puoi leggere l’articolo completo nell’edizione cartacea e digitale di sabato 6 dicembre QUI
