La Nuova Sardegna

Sassari

L’intervista

Angelo Cubeddu: «Io, 007: pedino amanti e dipendenti infedeli»

di Luca Fiori
Angelo Cubeddu: «Io, 007: pedino amanti e dipendenti infedeli»

Dai tradimenti nel mondo del padel ai furti sul posto di lavoro. I racconti di un investigatore privato che lavora in città dal 1989

28 settembre 2024
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Sassari Gli è capitato di ritrovarsi gomito a gomito al bancone del bar della stazione di servizio di Tramatza, a metà della Carlo Felice, con il sospettato di un efferato omicidio. Missione: catturare il suo Dna, fondamentale per delle indagini difensive e riportare a casa la pelle.

«Si è distratto un secondo, ho scambiato la sua tazzina del caffè con la mia e ho ottenuto quello che mi serviva, non senza un brivido lungo la schiena». Angelo Cubeddu, sassarese di 56 anni, è uno dei tre investigatori privati che operano in città con la licenza - di ficcare il naso negli affari degli altri - concessa dalla Prefettura. «Solitamente mi occupo di casi di infedeltà coniugale – racconta nel suo ufficio di via Togliatti nel quartiere di Luna e Sole – ma il mio impegno è legato molto spesso anche agli ambienti di lavoro. Le aziende mi chiedono di seguire dipendenti infedeli, che fanno i furbi con la Legge 104 – spiega il detective – ma anche di controllare e incastrare chi è sospettato di avere le mani lunghe nelle dispense dei ristoranti o nei registratori di cassa di bar e altre attività commerciali».

Come si diventa investigatori privati in Italia?

«Oggi esiste un corso di laurea all’università dell’Aquila in Scienze dell’investigazione e lauree brevi in altre facoltà, anche online. Ma è comunque obbligatorio effettuare un praticantato triennale presso un investigatore privato, autorizzato almeno da cinque anni. Ma soprattutto bisogna essere portati e avere tanta pazienza, ci sono casi che si risolvono in 24 ore e altri per cui ci vogliono settimane».

Lei come è finito a interessarsi alle vite degli altri?

«Per puro caso. Non arrivo dalle forze dell’ordine, come molti miei colleghi ex poliziotti ed ex carabinieri e da bambino non sognavo di fare questo mestiere. Nel 1989 lavoravo per delle agenzie assicurative e mi sono ritrovato a occuparmi di frodi. Ho iniziato a smascherare più di un imbroglione che aveva simulato incidenti stradali mai avvenuti, per intascarsi i soldi della polizza e ho capito di essere portato per questo lavoro. Nel 1998 ho preso la licenza dalla Prefettura e dopo aver lavorato i primi anni in società con un collega, ora opero solo, ma a seconda del caso che mi viene affidato posso avvalermi della collaborazione di altre persone».

Chi è che si rivolge a un investigatore privato a Sassari?

«Molte più persone di quanto non si possa pensare. Vengono da me genitori che temono che i figli frequentino compagnie sbagliate e mariti o mogli che sospettano di essere traditi».

Sono più uomini o più donne ad avere questo timore?

«Molto più le donne. Mi chiedono di seguire il marito, perché sono certe che abbia una relazione sul posto di lavoro o molto più spesso nel circolo dove gioca a padel».

E un investigatore privato che cosa può fare per smascherare il fedifrago?

«Raccolte un po’ di informazioni sulla persona che devo monitorare, mi attivo per cercare le prove da produrre a chi mi ha commissionato il lavoro. Gli amanti solitamente sono molto metodici, si vedono sempre negli stessi posti e negli stessi orari. Così se dopo la partita di padel, ad esempio, vanno a bere un aperitivo in un locale pubblico li seguo e cerco di fotografare un momento di intimità. Se riesco mi siedo accanto a loro e con lo smartphone quasi sempre riesco fare di tutto, foto, video e registrazioni vocali».

Oltre allo smartphone nel suo lavoro utilizzerà anche altri strumenti immagino.

«Certo, se devo seguire una persona, ad esempio un marito o una moglie infedele, posso utilizzare strumenti tecnologici che mi consentano di non perdere di vista un auto in mezzo al traffico, o di individuarla in mezzo a una campagna. Quello che non posso fare è violare il domicilio o installare microspie o telecamere, la legge non lo consente».

Usa parrucche, baffi finti o altri travestimenti come nei film?

«Può capitare, ma non sempre c’è bisogno. So essere molto discreto».

Ci sono state situazioni in cui si è sentito in pericolo?

«Può capitarmi di dover affiancare avvocati per indagini difensive legate a cause penali. Possono chiedermi di seguire persone pericolose con le quali non vorrei mai ritrovarmi faccia a faccia e in quei casi devo agire con molta freddezza. Comunque sono sempre riuscito a tornare a casa sano e salvo».

Le prove raccolte da lei che valore hanno a livello legale?

«Nelle cause di separazione servono spesso a dimostrare che lui o lei avevano una relazione con un’altra persona. In altri ambiti, ad esempio in quello lavorativo, possono portare anche a conseguenze gravi come il licenziamento».

Le è mai capitato di doversi effettuare missioni all’estero?

«Più di una volta. Solitamente si tratta di ritrovare bambini portati via dall’isola da madri straniere, dopo la separazione. Una volta in un paese dell’Est europeo riuscì a convincere dei poliziotti locali a lavorare per me. Promisi un compenso e in pochi giorni trovarono il bambino, figlio di un sardo, che stavo cercando. Quando individuarono la casa dove viveva con la mamma e la nonna, mandarono tre auto della polizia, entrarono e fecero il filmato all’interno dell’abitazione che mi serviva per dimostrare che avevo portato a termine la mia missione. Quando tirai fuori 400 euro i poliziotti si misero a piangere dall’emozione».

Qual è la cosa più strana che le è capitata?

«Ricordo che un emigrato sardo che lavorava nella penisola e rientrava solo un paio di volte al mese, aveva il sospetto che la moglie, rimasta a vivere in un piccolo centro della provincia di Sassari, lo tradisse. Era effettivamente così. Raccolsi le prove della relazione clandestina e una notte mi appostai con lui, arrivato di nascosto in Sardegna, sotto la finestra della camera da letto. Il padrone di casa smascherò gli amanti nel cuore della notte e, dopo scene di imbarazzo e disperazione, mi convinse a seguirlo a casa dei genitori, nonostante fossero del due del mattino. Fummo accolti dall’intera famiglia che volle ringraziarmi con un banchetto che durò tutta la notte».

Mi dica l’ultima cosa. Ho letto che Ilary Blasi ha pagato 75mila euro per far seguire Francesco Totti da un investigatore privato. Anche lei ha queste tariffe?

«Fuori dall’isola una settimana di lavoro può arrivare a costare fino a mille euro al giorno, a seconda del tipo di lavoro richiesto. Da noi i prezzi sono molto più bassi».

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