Il successore di Saba a giugno: sarà un arcivescovo titolare o “un reggente”. GLI SCENARI
La partenza da Sassari del neo Ordinario militare potrebbe accelerare gli accorpamenti delle diocesi
Sassari Ora comincia per la diocesi turritana il tempo dell’attesa, e anche delle voci e indiscrezioni sul nome del prossimo vescovo. Con due interrogativi principali: il successore di Gian Franco Saba sarà un sardo o arriverà dalla Penisola? Sarà un presule di prima consacrazione o un monsignore trasferito da altra sede? Il governo della Chiesa sassarese è assicurato. Fintanto che Saba rimarrà nella cattedrale di San Nicola tutto continuerà come prima. Il nuovo vescovo castrense in base al canone 418 del Codice di diritto canonico deve raggiungere la sede dell’Ordinariato militare - via Salita del Grillo, 37, Roma - entro 60 giorni a partire da ieri, cioè dal momento in cui ha ricevuto notizia certa del trasferimento. Saba ieri ha detto che nulla è ancora deciso sulla partenza da Sassari: ma tutto dovrà essere fatto entro la metà del prossimo giugno. Finché resta in città e fino alla presa di possesso canonico della nuova diocesi, monsignor Saba è arcivescovo di Sassari a tutti gli effetti, ha la potestà di Amministratore diocesano ed è tenuto agli obblighi relativi, mentre cessano le funzioni del Vicario generale e del Vicario episcopale.
Prima o dopo la partenza di monsignor Saba dalla diocesi si prospettano i seguenti scenari: Papa Francesco nomina un nuovo arcivescovo e rimette le cose a posto; oppure designa un amministratore apostolico, cioè incarica un vescovo di una diocesi vicina, in alternativa anche un presule in pensione, di curare il funzionamento ordinario della diocesi turritana. L’ultima volta è successo dopo la morte di monsignor Salvatore Isgrò, nel 2004. Papa Giovanni Paolo II affidò questo compito al vescovo di Alghero-Bosa Antonino Vacca fino alla nomina di padre Paolo Atzei. Che cosa deciderà papa Francesco è difficile dire. Secondo “ radio clero” la partenza di Saba potrebbe essere l’occasione per completare la nuova organizzazione della Chiesa sarda, iniziata con l’unificazione in persona episcopi delle diocesi Nuoro e Lanusei, seguita da quella di Oristano con Ales-Terralba. L’effetto spopolamento rischia di farsi sentire anche nell’organizzazione ecclesiastica isolana. Nel corso dell’ultima visita ad limina la Conferenza episcopale sarda presentò al Papa e agli organismi della Santa Sede il disegno di un riordino dei confini delle attuali diocesi, necessario per mettere in condizioni il vescovo di essere più vicino e più presente tra i fedeli, considerato che gli unici giorni “pastorabili” si sono ridotti al sabato e alla domenica.