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La polemica

Duemila suini nell’agro di Sassari: residenti in rivolta

di Giovanni Bua
Duemila suini nell’agro di Sassari: residenti in rivolta

Sta per aprire un allevamento intensivo a Caniga. L’azienda: «Tutto perfettamente in regola»

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Sassari Un allevamento intensivo da oltre 2mila suini “pesanti” (più di 130 chili) che sta per sorgere nell’agro cittadino, nei capannoni dell’ex pollaio tra le strade vicinali di Caniga-San Giorgio e Maccia d’Agliastru. Un’interrogazione presentata dal consigliere comunale azzurro Vanni Azzena che chiede lumi al Comune e denuncia i rischi di «inquinamento atmosferico, molestie olfattive, contaminazione idrica e svalutazione degli immobili» facendosi portavoce della preoccupazione diffusa tra i numerosi residenti. L’impresa che si difende, spiegando la bontà del progetto e dicendosi pronta a incontrare i rappresentanti dei comitati. Il paradosso urbanistico sassarese, che classifica come agro una zona fortemente inurbata, con qualche migliaio di residenti. 

L’ex pollaio È una storia complessa e con molte sfaccettature quella che si sta sviluppando nella prima periferia cittadina. Protagonisti i 5700 metri quadrati di capannoni dell’ex pollaio, chiuso da tempo, a pochi chilometri da Caniga, sul punto di diventare un’azienda di allevamento intensivo di maiali di grossa taglia, parte della filiera “Il Grugno” il marchio che riunisce una serie di soggetti tra cui un importante mangimificio di Cuneo e una scrofaia a Villacidro, che fornirebbe a Caniga i maialini da crescere.

I vicini L’iter autorizzativo è già in fase avanzata e i lavori già in corso da qualche settimana. Abbastanza per allarmare i residenti, soprattutto i più vicini. «Abbiamo saputo della novità solo perché sono iniziati i lavori – spiega un gruppo di loro -. Inutile negare che siamo molto preoccupati. Le prime abitazioni sono a meno di cento metri di distanza dall’impianto. E, nonostante la zona sia classificata come agro, di fatto siamo una borgata con migliaia di prime case. C’è la fermata dell’autobus, hanno posato la fibra. Servono rassicurazioni rispetto al traffico di mezzi, agli odori, ai rumori. Diamo per scontato che l’azienda stia rispettando le regole, ma di fatto la classificazione della zona è errata e non si può non tenerne conto».

L’interrogazione «Esistono vari problemi piuttosto evidenti – sottolinea Vanni Azzena, consigliere comunale e presidente del comitato di quartiere di Maccia d’Agliastru –. Quello che noi chiediamo al Comune è di sapere qual è lo stato di avanzamento del procedimento Aia e se il Comune abbia già espresso il proprio parere vincolante in sede di Conferenza di Servizi: in tal caso, si chiede che venga specificato l'esito e le prescrizioni ambientali imposte per garantire l'applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili per il settore. Vogliamo sapere se è garantito il rigoroso rispetto delle distanze minime e dei livelli di accettabilità olfattiva, se sia in corso uno specifico studio di impatto sanitario e sia stato validato il Piano di Utilizzazione Agronomica».

L’azienda A replicare i titolari dell’azienda che gestirà i capannoni di Caniga, originari di Laerru ma da tempo impiantati nel Sassarese: «Domani avverrà l’ennesimo sopralluogo dell’Asl – sottolineano mentre mostrano i lavori decisamente avanzati all’interno del capannone –. È evidente che l’iter autorizzativo, decisamente stringente, sia stato rispettato alla lettera. Come è evidente che stiamo iniziando l’attività in agro e non in un quartiere cittadino, con tutto ciò che ne consegue. Prendiamo atto però della particolare conformazione di questa zona, e per questo abbiamo messo in campo una serie di accorgimenti ulteriori rispetto a quanto dovuto. Innanzitutto non ci sarà una letamaia, ma il letame sarà spostato in un’altra azienda e lì smaltito. E allo stesso modo le carcasse dei maiali, che normalmente muoiono durante l’allevamento in una percentuale del 2-3%, saranno conservati in una cella frigo già installata e smaltite da una ditta specializzata». «L’allevamento è completamente al chiuso – continuano dall’azienda – e avviene su lettiera, quindi senza contatto o contaminazione di suolo o falda, e questo consente di gestire odore e rumore al meglio. Procederemo inoltre alla riqualificazione dell’area circostante, con la piantumazione di alberi che faranno un ulteriore effetto filtro. Siamo un’impresa, con parte di una filiera che vuole offrire alla grande distribuzione la miglior carne suina proveniente da animali allevati in Sardegna, un sistema produttivo corto e sostenibile che valorizza il territorio e supporta lo sviluppo dell’economia locale e un’organizzazione che limita drasticamente i rischi sanitari e garantisce la sicurezza alimentare grazie al numero ridotto di passaggi produttivi. Creeremo, a regime, almeno una decina di posti di lavoro, e chiaramente rispettiamo e rispetteremo tutte le regole».

Il comitato A ovviare alla evidente mancanza di comunicazioni prova il vicepresidente del comitato Antonio Cardin: «Più di tutto servono informazioni – spiega – nessuno infatti è contrario alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale. Ma è evidente che il diavolo si nasconde nei dettagli. E per questo promuoveremo un incontro immediato tra l’impresa e i comitati, e solo allora esprimeremo un parere compiuto su una vicenda che comunque avrà un impatto significativo sulla zona».

«Siamo pronti al confronto – sottolineano i gestori dell’azienda –. Non abbiamo preso contatto con i comitati perché sinceramente non sapevamo nemmeno che ci fossero. Ma noi veniamo in pace, e vogliamo diventare una parte produttiva e collaborativa di questa comunità».

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