La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Denuncia la moglie per maltrattamenti ma in aula non conferma le accuse: 43enne assolta

di Nadia Cossu
Denuncia la moglie per maltrattamenti ma in aula non conferma le accuse: 43enne assolta

Il marito aveva raccontato anche che la donna aveva colpito a martellate il gatto e gettato dal terrazzo le tartarughe

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Sassari Il capo di imputazione è un lunghissimo elenco di accuse. Da una parte l’imputata, una 43enne residente di Alghero, dall’altra sua figlia di 21 anni e suo marito di 64.

Entrambi a raccontare di una donna violenta, insensibile, perennemente in preda all’ira. Che si accaniva con loro ma anche con gli animali che avevano in casa. Un gatto, ad esempio, che avrebbe “legato con uno spago, avvolto con della pellicola in plastica e un asciugamano e colpito a martellate sulla bocca, spezzandogli le punte dei due denti canini superiori”, è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio. Oppure le tartarughe acquatiche che avrebbe “gettato dal terrazzo”.

Ma ieri, martedì 15 ottobre, l’imputata è stata assolta “perché il fatto non sussiste”. Il collegio presieduto dal giudice Giancosimo Mura (a latere Monia Adami e Sara Pelicci) ha accolto la tesi dell’avvocato difensore Francesco Sasso: «La persona offesa, nella denuncia presentata all’epoca al commissariato di Alghero, era stata precisa e dettagliata – ha detto il legale – peccato però che in aula non abbia confermato quelle accuse. Perché erano false». Anche il pubblico ministero Angelo Beccu, ritenendo che nel dibattimento non fosse stata dimostrata la colpevolezza dell’imputata, ne ha chiesto l’assoluzione.

Pesanti le contestazioni che avevano fatto finire la donna a processo. La denuncia del marito, descritto come un uomo particolarmente geloso, era arrivata dopo la separazione. Alla polizia aveva raccontato che la moglie più volte si era scagliata contro di lui e la ragazza (che era solo figlia dell’imputata). «In preda all’ira sradicava piante e fiori dai vasi e lanciava oggetti danneggiando mobili e suppellettili – era scritto nel capo di imputazione – lanciava sul volto della figlia una bevanda bollente; lanciava il cellulare della 21enne contro la finestra rompendolo; colpiva la figlia alla guancia con un appendiabiti di metallo e poi il marito con un calcio all’addome perché era intervenuto per difenderla».

Questa solo alcune delle pesantissime accuse. Come quella di aver “imbrattato il letto della figlia con alimenti sott’olio volendola punire per aver preso una scatoletta di caviale”. E poi presunte lesioni provocate a entrambi ma mai certificate da un medico.

Sentito in aula, il marito non era riuscito a contestualizzare i fatti, le accuse non le aveva proprio confermate. Da qui l’assoluzione con formula ampia.

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