Cardiochirurgia di Sassari, i corridoi come stanze: accanto al muro anche dieci barelle
Al Santissima Annunziata l’emergenza è diventata abitudine. Ma per alcuni pazienti è l’unica possibilità di restare vivi
Sassari Primo piano del Santissima Annunziata di Sassari, reparto di Cardiologia. Corridoi in versione stanze, trasformati in miracoli quotidiani. Dieci pazienti su barelle allineate lungo il muro, uno accanto all’altro, in quell’odore misto di disinfettante e stanchezza che non lascia mai l’ospedale. Non c’è spazio, non c’è silenzio, non c’è nemmeno la promessa di una notte tranquilla. Ma c’è la vita, quella sì, aggrappata con tutte le forze a un monitor e a una mano che ogni tanto arriva. È così da anni. Un’emergenza diventata abitudine.
Un reparto d’eccellenza costretto a lavorare come in trincea. «O li prendiamo, o li lasciamo morire», dice chi ci lavora dentro. E allora li prendono tutti. Su letti, su barelle, ovunque. Perché altrove non c’è posto, perché il sistema non regge, perché la rete ospedaliera che dovrebbe distribuire i carichi è sfilacciata da tempo. Nei corridoi, che non sono ambienti asettici, passano medici, infermieri, visitatori. I pazienti respirano quell’aria che non dovrebbe essere la loro. Senza un comodino, senza un campanello. Si arrangiano. Si fanno forza. Sanno che quella barella, per quanto scomoda, è un privilegio. È una possibilità di restare vivi.
Trenta ricoveri ordinari, quindici nell’unità coronarica. Quarantacinque persone in tutto, stipate in un reparto che dovrebbe contenerne la metà. Se c’è un’immagine che meglio rappresenta lo sfogo dei primari dei pronto soccorso, è esattamente questa. Le stanze che da due diventano da tre, quelle da tre diventano da quattro. È una geografia di emergenza che cambia ogni giorno, un puzzle umano che il personale sistema come può, con l’accuratezza di chi sa di avere tra le mani la vita altrui. Nessuna colpa dentro queste mura. Né dei medici, né degli infermieri. La colpa è più in alto, dove si decide che la coperta può restare corta, che tanto ci si arrangerà anche stavolta.
