La Nuova Sardegna

Le tradizioni

Pane, zuppe e dolci nella tavola dei defunti

di Michele Porcheddu*
Pane, zuppe e dolci nella tavola dei defunti

Le pietanze preferite per accogliere i cari che non ci sono più e rinsaldare un legame più forte della morte

2 MINUTI DI LETTURA





Il periodo delle festività legate ai defunti va tradizionalmente dal 31 ottobre al 2 novembre e non è solo un momento di raccoglimento e ricordo, ma anche un’occasione per mantenere viva una parte preziosa della cultura isolana: la cucina della memoria. Le tavole sarde, si riempiono di sapori antichi che raccontano di un legame profondo tra i vivi e i defunti, un dialogo che passa attraverso il pane, i dolci e i profumi della tradizione. Un tempo, nelle case dei paesi sardi, si credeva che durante la notte tra Ognissanti e la Commemorazione dei defunti le anime dei morti tornassero a visitare i propri cari. Per accoglierle, si lasciava la tavola imbandita con acqua, vino, pane e qualche dolce. I bambini, al mattino, trovavano piccoli doni o dolcetti, lasciati “dai morti” come segno di affetto e protezione. Questa usanza, oggi quasi scomparsa o sostituita da Halloween, rimane viva in molte comunità che la reinterpretano in chiave contemporanea.

Tra i piatti simbolo del periodo spiccano i papassinos, dolci di pasta frolla arricchita con noci, mandorle, uvetta e glassa di zucchero. Il nome deriva da pabassa, cioè uva passa, ingrediente che simboleggia la dolcezza del ricordo. Ogni zona dell’isola ha la sua versione: nel Nuorese si aggiunge la sapa, uno sciroppo d’uva cotto; nel Campidano prevale l’aroma dell’arancia o della cannella. Accanto ai pabassinas troviamo i “pirichittos”, palline di pasta dolce glassata, e le “ossa de mottu” (ossa dei morti), biscotti croccanti che riproducono ironicamente la forma delle ossa, a sottolineare il legame tra la morte e la rinascita senza dimenticarsi “sas Ancas de cane” letteralmente gambe di cane, un pane dolce con noci e uva passa in antichità sostituita con i fichi secchi. Ma la cucina dei morti in Sardegna non è fatta solo di dolci. In alcune zone si preparavano piatti salati come le minestre di legumi o le zuppe di pane frattau, per condividere in comunità ciò che la terra offriva. Il cibo, in questo contesto, diventava linguaggio: un modo per comunicare con i defunti attraverso la generosità e il gesto del nutrire. Negli ultimi decenni, con la diffusione delle mode globali e la crescente urbanizzazione, molte di queste tradizioni rischiavano di perdersi.Ma negli ultimi anni si sta assistendo a una rinascita di interesse: ristoratori, pasticceri e associazioni culturali stanno riscoprendo e reinterpretando le ricette del passato.

*Michele frequenta l’Ipsar di Alghero

Primo piano
Le indagini

Armi, droga e rapine: le inchieste in cui sono già coinvolti gli arrestati della banda dei portavalori

Le nostre iniziative