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L’intervista

Riccardo Rossi: «La passione per il surf e qualità della vita top: perché vivo in Sardegna»

di Massimo Sechi
Riccardo Rossi: «La passione per il surf e qualità della vita top: perché vivo in Sardegna»

Il fondatore di Red Fluid Dynamics sfrutta l’opportunità del lavoro da remoto: «Qui onde uniche al mondo»

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Cagliari «Il mare della Sardegna è uno dei migliori nel Mediterraneo per surfare. Dal 2014 ho iniziato a trascorrere sempre più tempo a Cagliari poi da circa 3 anni mi sono trasferito definitivamente da Rimini nell’isola perché qui ho la possibilità di fare il mio lavoro da remoto, c’è una qualità della vita tra le più alte in Italia e posso praticare il mio sport preferito».

Se volessimo fare uno spot alla Sardegna Riccardo Rossi sarebbe una delle persone più indicate. Nell’era della ricerca continua delle condizioni di vita e lavorative ideali, ha infatti scelto la nostra regione per viverci e lavorare. Tutto parte da una grande passione, il surf.

Ci racconti come ha scelto di vivere in Sardegna.

«Mi sono laureato in ingegneria meccanica poi ho svolto l’attività di ricercatore tra l’Università di Bologna ed il Center for Turbulence Research della Stanford University in California dove mi sono specializzato nella simulazione fluidodinamica, lo studio del moto dei fluidi come acqua e aria. Ma in California è nata anche la passione per il surf che tra l’altro si intreccia anche con quella che è diventata la mia attività lavorativa. Ho infatti fondato una società, la RED Fluid Dynamics, che offre consulenza nella progettazione di prodotti e processi utilizzando la simulazione fluidodinamica. Tra questi ci sono anche le tavole da surf, e in particolare lo studio del movimento dell’acqua attorno alla tavola ed alle pinne. La Sardegna era il posto più adatto per coniugare perfettamente queste due attività».

Con chi lavorate?

«Il surf è solo una piccolissima parte delle nostre attività, ma anche quella che ci appassiona di più ed in cui siamo stati dei pionieri a livello mondiale, arrivando a lavorare per i brand più importanti di tavole e pinne da surf come Firewire Surfboards e Futures Fins. Abbiamo collaborato con l’11 volte campione del mondo Kelly Slater e l’attuale detentore del titolo, l’hawaiiano John John Florence, ha vinto il titolo per la terza volta l’anno scorso usando una tavola con le pinne realizzate anche grazie alla nostra tecnologia».

Però diceva che è una piccolissima parte del vostro lavoro.

«Sì, la maggior parte dei nostri clienti opera in contesti industriali più tradizionali, ma non per questo meno stimolanti. Attualmente, per fare un esempio, stiamo lavorando con Chiesi Farmaceutici, una delle aziende leader nello sviluppo di farmaci per le terapie respiratorie. Per loro realizziamo dei modelli di calcolo delle vie aeree, detti anche gemelli digitali, per simulare il trasporto dei principi attivi che vengono somministrati da dispositivi medici come i broncodilatatori».

Chi lavora con lei?

«Poco dopo aver fondato RED è entrato a far parte del team Federico, ingegnere civile di Villacidro appassionato come me di surf, che ora è diventato uno dei miei più stretti e fidati collaboratori. Più recentemente è poi arrivato Alfred, un ingegnere francese che attratto dall’idea di coniugare la sua passione per il surf con il lavoro ha lasciato Nizza per trasferirsi a San Sperate. E la passione per il surf non solo ci unisce nel tempo libero, ma ha dato fin dall’inizio un forte imprinting al nostro team ed ai nostri obiettivi, coniugare le nostre passioni con il nostro lavoro».

Il surf prima di tutto?

«Il lavoro ha ovviamente sempre la priorità, però è regola del nostro team controllare sempre le previsioni meteo prima di confermare riunioni e teleconferenze, e più volte in passato è capitato di svolgerne alcune direttamente dalle spiagge di Chia o Piscinas».

Diceva che le onde della Sardegna sono tra le migliori per fare il surf?

«Sì, l’isola ha condizioni uniche. Siede quasi al centro del Mediterraneo e le onde arrivano da più direzioni, principalmente da nord-ovest, da sud-ovest e da sud-est, e percorrono molta strada prima di arrivare. Una cosa che non succede, ad esempio, nelle coste della Toscana o della Liguria, dove comunque ci sono delle onde molto belle, ma non con la frequenza che c’è qui. Alcune settimane fa c’è stata una mareggiata bellissima e il video delle onde è finito in uno dei siti americani più famosi al mondo legati al surf».

Perché qualcuno come lei decide di stabilirsi in Sardegna?

«Perché quando si può lavorare da remoto è un luogo ideale, non solo per chi come me ama il surf. Parlavo nei giorni scorsi con il fondatore di Itaca e Nodi Federico Esu, un sardo che sta cercando di creare una rete tra chi è sardo ma lavora fuori, tra chi è ritornato in Sardegna o, come me, ha scelto di vivere qui. Una rete di competenze attrae ulteriori persone con altrettante competenze. Questo può diventare un’opportunità anche per aziende del territorio che qui possono trovare una realtà come la nostra o come altre e aiutarle nella loro attività. Chi arriva in Sardegna oggi trova il bel tempo, lo stile di vita e magari tra un po’ anche un tessuto imprenditoriale e di competenze più ricco di quanto sia ora».

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