La Nuova Sardegna

L’intervista

Nino Frassica: «Renzo Arbore il mio maestro. Benito Urgu è il Pooh sardo»

di Alessandro Pirina
Nino Frassica: «Renzo Arbore il mio maestro. Benito Urgu è il Pooh sardo»

Lo showman siciliano è tornato in tv su Rai 2 con “Festivallo”: «È il mio Sanremo in cui scelgo tutto io: le canzoni, gli ospiti e le co-conduttrici»

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Di comici ce ne sono tanti. La televisione, il cinema e ora anche il web ne sono pieni, ma nessuno ha quella ironia surreale, quel nonsense che dal 1985 lo eleva tra i personaggi più amati del piccolo schermo. E a quarant’anni esatti dal debutto e dal successo di “Quelli della notte” Nino Frassica si è ripreso la seconda serata di Rai 2 con il suo “Festivallo”, in onda il martedì alle 23.45. Un piccolo gioiello di creatività in una tv sempre più piatta e monotona.

Frassica, come le è venuta l’idea del Festivallo?

«In realtà, mi sono sempre domandato cosa avrei fatto se un giorno mi avessero chiesto di fare Sanremo. E la risposta sarebbe stata: se lo facessi a modo mio non sarebbe un vero Sanremo. Allora ho pensato a un mio Festivallo, la Rai mi ha chiesto di farlo e lo faccio a modo mio. Scelgo tutto io: le canzoni, le co-conduttrici, gli ospiti. E mi diverto».

Ma quest’anno ha fatto anche il vero festival.

«Ero già stato ospite a un Sanremo di Carlo Conti e non sapendo la cosa dei co-conduttori pensavo mi avesse chiamato per uno sketch. Sa, noi siamo molto affiatati. Invece mi ha detto: devi condurre tutta la serata con me. Ma mi sarei sentito fuori luogo a fare le cose seriamente. Lui mi ha assicurato: devi farlo a modo tuo. Mi ha dato carta bianca e mi sono divertito».

In tanti anni di Sanremo ha una sua canzone del cuore?

«“Perdere l’amore” tra le vincitrici, “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini tra le altre».

Quest’anno per chi tifava?

«Io ho molta simpatia per Simone Cristicchi, siamo amici. Ma mi è piaciuta anche la canzone che ha vinto».

Senta, ma lei cosa voleva fare da grande?

«Spettacolo. Non volevo fare lavori comuni e soprattutto pesanti. Non volevo faticare, la mia pigrizia non lo avrebbe permesso. Al massimo pensavo a un lavoro d’ufficio. Ma come tutti i ragazzi della provincia ero attratto dalle luci della ribalta. E soprattutto ero attratto da Roma. E sono felicissimo di fare il mestiere più bello del mondo nella città che amo».

Cos’è per lei Renzo Arbore?

«È il mio maestro».

È vero che lo contattò lasciandogli un messaggio in segreteria?

«Oggi non si potrebbe più, c’è Youtube, ci sono i social che permettono agli artisti di farsi conoscere. Ai tempi c’erano i provini, ma cosa ne sapevo io dalla provincia? L’unico mezzo per arrivare a lui era la segreteria telefonica. Pensai: mi autoprovino e cerco di farlo ridere. Se gli piaccio mi richiama».

E lui l’ha richiamata e l’ha voluta a Quelli della notte. Da dove nasce il suo modo unico di fare ridere?

«Dalla voglia di dissacrare prima di tutto l’italiano. Con le sgrammaticature e gli strafalcioni il successo è arrivato subito. Il secondo passo è stato rovinare la logica, i luoghi comuni. Mi sento una specie di vandalo che rovina le frasi fatte».

Con Arbore ha scritto alcune delle pagine più belle della tv. A chi si ispirava per il bravo presentatore di “Indietro tutta”?

«C’era chi faceva Mike o Corrado, ma io non ero un imitatore. Ho pensato: li faccio tutti, compresi gli americani. Adesso tutti i presentatori entrano in studio e ballano. Ma allora ballavo solo io. Mica Baudo lo faceva...».

Il suo bravo presentatore è finito anche a Hollywood in “Somewhere” di Sofia Coppola.

«Lì ero quasi uno spettatore, volevo vedere come lavoravano gli americani. È stato come andare al circo».

Dopo “Indietro tutta” sono arrivati tanti programmi, ma bissare quel successo non era semplice. Fu difficile trovare una collocazione?

«Gli show con Arbore restano al primo posto. In tv è come a scuola: se hai preso 10 quando arriva il 9 ti sembra poco. Magari dopo non ho preso il massimo ma ho fatto tante cose: Fantastico, Domenica in. Funziona che vai dove ti chiamano e dove ti pagano, diventi un artigiano. Io ho scelto cosa mi piaceva di più e dove mi pagavano di più».

Marisa Laurito ha detto che Baudo era un prevaricatore.

«Quando deve dare lo spazio lo dà, ma il gusto di Baudo è quello classico. Non è quello di Arbore. Per Pippo contava acchiappare gli ascolti, Renzo se ne strafregava perché andava di notte. Se “Indietro tutta” non fosse andato in onda a quell’ora non sarebbe potuto essere quello che è stato: per accontentare tutti bisogna rinunciare a qualcosa».

E Fabio Fazio?

«Lui segue la linea di Arbore. Quando si fa il tavolo l’ora è più tarda, c’è un pubblico più raffinato e si può osare».

Come nasce il feeling con Benito Urgu?

«Lo vidi da Chiambretti e pensai: “questo è sintonizzato con me, ha la stessa linea di follia, non segue le regole. Con me potrebbe fare cose belle”. Ogni volta che ho potuto l’ho inserito nelle mie trasmissioni. Ora è più pigro. Per lo show di addio alle scene gli ho mandato un video. So che poi non ha resistito ed è tornato sul palco: è il Pooh sardo».

Il 2 agosto sarà alla Forte Arena di Santa Margherita di Pula con il suo show musicale.

«Ci sarà un band di professionisti che canta canzoni che piacciono e io faccio la “guast star” che le rovina».

“Don Matteo” è l’altro grande successo della sua carriera.

«Quello che ho imparato nel varietà me lo porto nella fiction. Come per esempio i trucchetti per fare ridere».

È stato anche carabiniere in “The tourist” con Johnny Depp e Angelina Jolie.

«Merito di “Don Matteo”, che ha un grande successo anche in Germania. È stata la mamma del regista a dirgli: visto che giri in Italia perché non chiami il carabiniere di Don Matteo? Lui non sapeva neanche chi fossi, si è informato e ha voluto fare questo regalo alla madre».

Il suo rapporto col cinema?

«Io sono un attore di televisione. Non è il cinema che viene appresso a me, sono io che mi devo adeguare al cinema, agli autori. Festivallo è una trasmissione mia, i film sono di altri».

Ma lei ha rimpianti?

«Se ho detto dei no è perché non avevo tempo di farlo. Ora ho declinato delle proposte perché devo iniziare Don Matteo».

Tv, cinema, teatro, libri, canzoni: cosa le manca?

«Un fotoromanzo».

Da protagonista?

«Non ho più l’età. Però potrei fare il nonno».

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