La Nuova Sardegna

Nuoro

L’inchiesta

Luigi Contena accusato di favoreggiamento: fece sparire l’arma che uccise Luigi Goddi

Luigi Contena accusato di favoreggiamento: fece sparire l’arma che uccise Luigi Goddi

Così ha stabilito la Procura che, insieme a Pietro Contena, aveva iscritto sul registro degli indagati il figlio 32enne: freddato con due colpi di fucile

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Orune Il giorno dell’omicidio di Luca Goddi, a Orune, Luigi Contena era nel bar della piazza davanti al luogo del delitto, dicono gli investigatori. Era uno dei diversi avventori di quella serata, insieme al padre Pietro e ad altri compaesani e amici. E secondo le indagini dei carabinieri, che circa un mese fa sono approdate all’arresto del padre Pietro – come presunto autore dell’omicidio Goddi – Luigi Contena, quel giorno non era rimasto inerme ma aveva in qualche modo contribuito all’omicidio facendo sparire la pistola utilizzata dal padre per uccidere Goddi e aiutando anche il padre a fuggire.

Così hanno stabilito gli inquirenti e la stessa Procura che infatti, insieme a Pietro Contena, il mese scorso ha iscritto sul registro degli indagati pure il figlio Luigi con l’accusa di favoreggiamento. Per avere, per l’appunto, fatto sparire dalla scena del delitto la pistola incriminata. Ed erano stati momenti molto concitati, del resto, quelli che avevano preceduto e seguito l’omicidio di Luca Goddi a Orune. Era il 4 agosto di due anni fa, in paese erano i giorni della festa di Su Cossolu, e tanti clienti affollavano il bar di piazza Lanfranco Latino. Ma a un certo punto – gli inquirenti diranno poi a causa di un litigio improvviso alimentato forse da vecchi rancori legati alla faida – la situazione era precipitata di colpo.

Uno scambio di parole dentro e poi fuori dal bar, poi un uomo aveva raggiunto Luca Goddi mentre quest’ultimo era appena salito nella sua auto per rientrare a Budoni, dove viveva. Quell’uomo, secondo le indagini, era Pietro Contena, padre del giovane Luigi ucciso ieri mattina 4 luglio. Era stato lui, dirà l’inchiesta successiva, a prendere la pistola e a esplodere cinque colpi verso il compaesano Goddi, appena salito nella sua auto. E di quelli, due colpi erano stati fatali.

La tragica sequenza di azioni era avvenuta davanti a una folta platea di persone, ma – e dopo due anni lo avrebbe attestato lo stesso gip, sarebbero «comunque serviti mesi e mesi di indagine per abbattere la barriera di omertà eretta da tutti coloro che sono rimasti indirettamente coinvolti nella vicenda». E in assenza di testimonianze, i carabinieri hanno dovuto sfoderare un impegno certosino, tra indagini all’antica, telecamere, intercettazioni. A far nascere alcuni sospetti precisi, all’inizio, era stata una lista di avventori del bar di quella sera ritrovata dai carabinieri. Insieme ad alcuni scontrini attestava la presenza nel locale quantomeno di un paio di persone tra le quali notoriamente non correva buon sangue. Erano proprio Pietro Contena e Luca Goddi. Da lì, un’inchiesta da manuale, approdata nello scorso maggio nell’arresto di Pietro Contena, come presunto autore dell’omicidio e nella denuncia del figlio Luigi, per favoreggiamento. (v.g.)

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