Guerra per il patrimonio del banchiere, la seconda moglie erede universale: «Non l’ho mai manipolato»
La replica di Simonetta Iozzia alle accuse dei figli del defunto Adalberto Miani
Olbia «Nessuna manipolazione è mai stata messa in atto nei confronti di Adalberto Miani, un uomo che era perfettamente capace di intendere e di volere e che era del tutto consapevole di quello che faceva». Parla attraverso i propri legali, gli avvocati Massimiliano Ravenna e Sara Pala, e respinge tutte le accuse Simonetta Iozzia, la 52enne originaria di Siniscola, seconda moglie dell’86enne, originario di Torino e residente nel Principato di Monaco con ville a Montecarlo, in Costa Smeralda e una casa nel centro di Olbia, che solo a lei ha lasciato in eredità il suo patrimonio milionario. I figli del defunto ritengono che la donna abbia manipolato il vecchio e malato padre inducendolo al matrimonio, dilapidando il suo patrimonio e facendosi nominare erede universale.
Tutto è avvenuto a Olbia: il matrimonio civile, a soli 4 mesi dalla morte della moglie con cui aveva condiviso 61 anni di vita, il suo decesso, avvenuto nella casa di Olbia, la cremazione, e il testamento in cui veniva indicata come erede universale. Tutto ciò, denunciano i figli, sarebbe avvenuto a loro insaputa perché lei lo aveva isolato dal resto della famiglia. E hanno presentato alla Procura di Tempio una denuncia querela contro la donna (appassionata di astrologia, e che prima di sposarsi con Miani aveva una piccola azienda agricola e gestiva i beni familiari, a Budoni). I legali di Simonetta Iozzia dicono: «È tutto falso, e ciò che sosteniamo è documentabile». E lo ribadiscono a ogni accusa. «Non c’è stata nessuna circonvenzione di incapace, né manipolazione, perché Adalberto Miani era perfettamente capace di intendere e di volere. È altrettanto falso che sia stato volontariamente isolato. Ed è soprattutto falso, oltre che grave solo affermarlo, che siano state sospese le cure oncologiche».
Non è neppure vero, dicono i legali, «che i figli non sapessero della morte del loro padre, né di dove si trovino le sue ceneri. Men che meno corrisponde a realtà che la donna abbia dilapidato il patrimonio del marito e si sia fatta nominare erede universale: è stato lui a nominarla in piena consapevolezza. Altrettanto falso è che l’uomo sia stato vittima di maltrattamenti quando, al contrario, la moglie è stata l’unica a prendersene amorevolmente cura», concludono i legali della donna. Che rimarcano di non aver «ricevuto alcun provvedimento da parte della Procura tempiese», e che laddove dovesse esserci un procedimento penale «la signora Iozzia non esiterà a tutelare la sua onorabilità davanti a tutte le sedi competenti».
Per i figli del defunto, non si tratta di una questione patrimoniale, ma morale, e ci tengono a sottolinearlo attraverso i loro legali. «Già nel 2023 – spiegano gli avvocati Gildo Ursini, Marco Petitta e Marzia Ghigliazza – prima ancora di avere notizia postuma del matrimonio celebrato in segreto, hanno promosso l’azione tesa al riconoscimento di una misura di protezione civile del proprio papà, disposta dal Tribunale competente di Monaco – a seguito di perizia – e con parere favorevole del pubblico ministero. Misura di protezione che, nonostante l’opposizione di Simonetta Iozzia, è stata confermata in appello ed è definitivamente passata in giudicato». Ma quel che maggiormente addolora i figli, dicono i legali, è il fatto che l’uomo, dopo la morte della moglie «sia stato repentinamente isolato, con controllo da parte della Iozzia del suo cellulare, tanto da interrompere ogni contatto con chiunque avesse accompagnato la sua vita, licenziando colf e assistenti che avevano seguito e accudito Miani e la defunta moglie, i comandanti di vascello della sua imbarcazione che da sempre erano stati al fianco del papà, e vendendo la casa di famiglia di Monaco. E soprattutto abbandonando lo staff di medici specialisti che avevano da sempre in cura la sua salute».