Aerei, gli esperti: «Una vera continuità territoriale costerà 70 milioni di euro l’anno»
Confronto sui trasporti alla prima giornata della scuola politica dei Riformatori. I docenti universitari Giuricin e Devoto ammettono lo strapotere dei vettori
Cagliari «Da decenni stiamo puntando su un modello sbagliato, non abbiamo mai avuto il coraggio di fare qualcosa di diverso e non stiamo offrendo un servizio adeguato ai sardi. La soluzione c’è, è semplice ma costa. Si tratta di fare delle scelte».
Andrea Giuricin e Roberto Devoto sono intervenuti ieri alla prima sessione della scuola di formazione politica promossa dai Riformatori per parlare di trasporto aereo. Il primo insegna economia dei Trasporti a Milano Bicocca; è conosciuto al grande pubblico perché propone da anni, senza successo, un nuovo modello regolatorio per il servizio taxi.
Il secondo è docente di trasporto aereo a ingegneria civile a Cagliari, e di recente, insieme al collega Gianfranco Fancello e all’avvocato Giovanni Dore è stato audito alla Camera su come potrebbe cambiare la nostra continuità territoriale. Nel dibattito con l’ex assessore della precedente giunta regionale, Antonio Moro, entrambi hanno spiegato perché la Sardegna non riesce ad avere ancora un sistema di continuità semplice ed efficiente: verrebbe da dire perché si è incartata da sola.
«Secondo me – ha detto Giuricin – la soluzione migliore è avere due distinti e divisi modelli di continuità, entrambi destinati ai residenti: in estate, quando la domanda è alta e si può volare praticamente su tutti gli scali nazionali, basta un decreto per fornire uno sconto automatico ai residenti sul prezzo del biglietto al momento dell’acquisto: nessun bando, nè gare, ricorsi o ritardi. In inverno, quando l’offerta si riduce si può invece fare una gara, limitata ai due aeroporti maggiori, Fiumicino e Linate. Un sistema di questo genere, non troverà mai opposizioni dalla Commissione Europea, perché è destinato solo ai residenti, e può vedere anche il contributo dello Stato».
Giuricin svela anche il costo di questa operazione: 70 milioni di euro l’anno. «È più del doppio di quanto spende adesso la Sardegna per la sua continuità, ma eliminando contributi e incentivi, secondo me inefficaci, e puntando a chiedere il sostegno statale, questa somma si può raccogliere. Il vantaggio è che questo sistema misto non va a scadenza, e comporta burocrazia-zero». Giuricin ammette che in questi anni il mondo del trasporto aereo è cambiato, «e continuerà a cambiare. Adesso le compagnie aeree hanno più potere, possono spostare i loro velivoli da una rotta all’altra in un attimo. Per limitare questo potere si possono pensare di mettere a rete i diversi sistemi aeroportuali; l’aggregazione e la rete tra aeroporti, come sta avvenendo in tanti scali nazionali, aiuta». Cambia professore, ma non la cifra. «Con 70 milioni di euro l’anno abbiamo certezza di voli e prezzi accessibili».
Roberto Devoto disegnato la cornice del traffico dei residenti. «Un terzo viaggia in regime di continuità territoriale, gli altri secondo il libero mercato, e la propensione a questo secondo modello sta aumentando. Dobbiamo allineare i posti offerti in base alle esigenze, sapendo che i vettori hanno il coltello dalla parte del manico. Quando una compagnia aerea si ritrova a trasportare 195 milioni di passeggeri l’anno, con oltre 500 aeromobili, quale potere contrattuale può avere un’isola con 10 milioni di passeggeri? Sicuramente contenuto. Ecco perchè una gestione unitaria degli scali sardi aiuta, a meno che non vogliamo credere alla favoletta che un unico gestore degli scali sardi abbia l’interesse a indirizzare il traffico in un luogo piuttosto che in un altro. L’isola è sottodimensionata come volumi di traffico, e non saranno singole rotte, alcune anche affascinanti ma impraticabili come quella per gli Usa, a cambiare gli assetti».