La favola di Elisa Pinna, a 27 anni guida l’Arena di Verona
Originaria di Berchidda, è Capo ufficio produzione della prestigiosa Fondazione. «Devo ringraziare anche le delusioni e i rifiuti ricevuti negli anni in Sardegna»
Sassari La storia di Elisa Pinna sembra una favola. Invece no, è una storia vera costruita sull'ambizione e sulla tenacia. Ne ha avuta molta la 27enne di Berchidda, diventata Capo Ufficio produzione della Fondazione Arena di Verona. Tutto quel che accade nell'arena più celebre d'Italia, luogo magico di concerti ed eventi televisivi, passa da lei. Classe 1997, già una delle donne più importanti nel circuito degli spettacoli. Enfant prodige è dire poco. E a raccontarlo, Elisa è un fiume in piena. Trasmette entusiasmo, molto, ma anche la rabbia e la delusione che in questi anni l’hanno spinta. «Nella mia isola mi ha fatto male sentirmi rifiutata, e oggi in qualche modo devo ringraziare chi non mi ha dato alcuna possibilità».
Capo ufficio della produzione significa che tutti gli aspetti organizzativi, logistici e di programmazione la riguardano in prima persona. Quelle situazioni in cui ci si ritrova a sperare che le giornate possano avere qualche ora in più perché 24 non bastano. La stagione di lirica e balletto ha già delle date importanti, nel periodo estivo andranno in scena grandi opere con interpreti e direttori d'orchestra di spicco, da Roberto Bolle e Riccardo Muti in poi.
«E ora siamo in procinto di entrare in arena. A breve comincia il premontaggio tecnico», le voci della lirica si alterneranno alle voci delle popstar del momento. Giusto qualche anno fa, Elisa si laurea in Lettere moderne all'università di Sassari e contemporaneamente si diploma al conservatorio Canepa. «Ho studiato canto ed è sempre stato il mio grande sogno, ma a volte bisogna capire che il talento non coincide con la passione – ride divertita –. Però ho scoperto l'organizzazione. Non bastano dei bravi cantanti, musicisti e direttori, ma serve qualcuno che permetta loro di salire sul palco». Entra in punta di piedi al teatro comunale di Sassari, «con uno stage non retribuito che ho accettato con grande piacere, non avevo alcuna esperienza e volevo capire come si fa questo lavoro». La fortuna, dice lei, è aver trovato un direttore di produzione impegnato su più fronti, questo le dava modo di mettersi alla prova. Così decide «di investire su di me», va a Milano per un master breve all'Accademia Teatro alla Scala, poi bussa di nuovo alla porta a Sassari per una possibilità anche come praticante, ma viene rifiutata.
Le si apre una voragine davanti, e fa la scelta più difficile. Un master biennale in performing arts management ancora a Milano. Spese da decine di migliaia di euro sostenute con grande fatica. Il resto, a raccontarlo a posteriori, sembra tutto in discesa. Certo, non è così, ma in questi anni le competenze e la determinazione aprono a Elisa Pinna tutte le porte. Entra nel Teatro alla Scala come stagista all'ufficio produzione, dopo sei mesi le viene data un'altra opportunità nella direzione artistica. Posti per cui ogni anno centinaia di giovani aspiranti fanno a spallate. Circa un anno fa partecipa a due concorsi, uno per l'Orchestra sinfonica di Milano e uno per la Fondazione Arena di Verona e si trova davanti a un bivio clamoroso: entrambe offrono un posto. Opta per la seconda, «per il fascino e l'importanza di questa fondazione, non potevo rifiutare».
La vera svolta è a dicembre 2024, quando va in pensione il Capo ufficio produzione e ancora una volta Elisa supera una concorrenza illustre. L’ultima arrivata, la più piccola di tutti, diventa la responsabile principale. Dai diciotto anni in poi non ha mai mancato una stagione teatrale, quando studiava a Sassari. Sempre seduta in platea. Ora è dietro le quinte più importanti d’Italia. A Verona ha scacciato anche pregiudizi antipatici dal nord, «pregiudizi sulla poca professionalità».
Per la sua isola, Elisa Pinna è un orgoglio. Eppure «le più grosse delusioni le ho avute in Sardegna». Quando a Sassari il teatro non l’ha considerata come lei avrebbe sperato, e quando dalla Regione non è arrivato alcun sussidio chiesto per gli studi del master. «Ma oggi sono qui, forse dovrei ringraziarli», sorride. La stagione 2025 tra Arena, Teatro filarmonico e Teatro romano prevede le opere dei giganti: “Nabucco”, “La Traviata”, “Aida”, “Carmen”, “Carmina Burana”, “Zorba il greco” e alcuni gala di balletto. «La programmazione è frutto di un lavoro di anni, io mi sono inserita nella parte pratica – spiega –, mi sto occupando della quotidianità».
Arrivi, sistemazioni, strumenti, spartiti. La cosa più difficile? «Coniugare mille incastri e imprevisti. Ma per fortuna sono una grandissima appassionata di sudoku». Per fortuna.