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Frode, sequestrati tre traghetti Cin-Tirrenia della linea Porto Torres-Genova

La Bithia e la Janas della Tirrenia
La Bithia e la Janas della Tirrenia

Secondo l’accusa le navi della compagnia usate su quella tratta non sarebbero state in regola con le normative ambientali. Il sequestro non blocca il servizio di linea

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Sassari Tre traghetti della Compagnia Italiana di Navigazione (Cin), ex Tirrenia, della linea Geova-Porto Torres, sono stati sequestrati oggi a Genova su ordine del Gip, nell’ambito di un'inchiesta per frode in pubbliche forniture. Il provvedimento, eseguito dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, riguarda una confisca per equivalente pari a oltre 64,3 milioni di euro.

Il sequestro non blocca il servizio di linea: le navi, infatti, sono già state riportate a condizioni conformi alla normativa e possono continuare a operare regolarmente. Ma la vicenda solleva gravi interrogativi sulla gestione del trasporto marittimo sovvenzionato con fondi pubblici.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Genova, ruota attorno al contratto tra Cin e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la linea Genova–Porto Torres, finanziata per garantire la continuità territoriale. In base all’ipotesi accusatoria, la compagnia avrebbe impiegato navi non conformi alle normative ambientali internazionali, con motori e generatori manomessi, alterati o dotati di componenti non originali.

Per mantenere in servizio i traghetti, secondo l’accusa Cin avrebbe fatto ricorso a documentazione falsa e alla contraffazione delle impronte di autenticazione pubblica, riuscendo così a conservare le certificazioni richieste ed evitare i controlli degli enti preposti. Le ispezioni a bordo avrebbero evidenziato gravi irregolarità, tra cui ipotesi di falso e mancato rispetto delle clausole contrattuali con il Ministero.

Il sequestro è stato formalizzato tramite iscrizione nei registri ufficiali fino alla concorrenza dell’importo stabilito: 64milioni di euro. Le tre unità navali oggetto del provvedimento restano operative, ma l’inchiesta si annuncia delicata. La Procura ha ritenuto sussistente l’interesse pubblico alla diffusione delle informazioni, ribadendo al tempo stesso che vale la presunzione di innocenza per tutte le persone coinvolte e che spetta agli indagati e all’azienda dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati, in ogni fase del procedimento.

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