La Nuova Sardegna

Il caso

Sanità sarda nel caos, commissari e direttori Asl decaduti: «Dal 29 dicembre siamo di nuovo al lavoro»

di Giuseppe Centore
Sanità sarda nel caos, commissari e direttori Asl decaduti: «Dal 29 dicembre siamo di nuovo al lavoro»

Valanga di Pec alla Regione per rendere esecutiva la sentenza della Corte costituzionale che annulla le nuove nomine

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Cagliari È arrivata una valanga di Pec in Regione. E il dossier nomine in sanità tutto è ancora più complicato, se fosse ancora possibile. La sentenza della Corte Costituzionale che annulla le nomine dei commissari delle Asl, esecutiva dal 24 dicembre, sta producendo in queste ore i primi effetti.

Ieri sono arrivate agli uffici dell’assessorato alla sanità, sia ai vertici politici che a quelli amministrativi, le mail certificate da parte di un gruppo sostanzioso di ex direttori generali, con i loro direttori sanitari e amministrativi che diffidano la Regione a dare immediata attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 23 dicembre, e che comunicano alla Regione il loro reintegro. «Da lunedì 29 sono al lavoro, aspetto vostre comunicazioni. Mi riservo di chiedervi i danni». È il senso delle note basate sulla sentenza della Consulta, che ha abrogato l’articolo 14 della legge 8 dello scorso 11 marzo, e ha fatto decadere le nomine dei commissari delle Asl nominati dalla giunta Todde, che andavano a sostituire i direttori generali nominati a fine del 2021 da Solinas. Questi ultimi sarebbero stati in scadenza tra un anno. La cancellazione dell’articolo produce effetti da ora, ma salva tutti gli atti fatti dal 27 aprile a oggi. In quella data, senza la presenza degli assessori del Pd, la giunta Todde, proprio sulla base delle legge prima impugnata dal Governo e poi in parte cassata dalla Corte, aveva nominato i commissari al posto dei vecchi direttori generali. Adesso quelle posizioni vengono ripristinate, anche se con tempi e percorsi non chiari e condivisi da tutte le parti in causa.

Le mosse della Regione

Dopo l’arrivo della notifica, la Regione dovrà decidere come definire il governo delle Asl e delle aziende sanitarie sarde sin da lunedì. Su questo punto rimangono molte incognite. Dando per scontato che gli atti firmati dai commissari e dai loro collaboratori sino al 24 dicembre siano validi, i dubbi restano su tutto ciò che verrà fatto da lunedì. La triade che governa le Asl, commissario e direttore sanitario e amministrativo, manterrà il suo potere di firma? Potrà delegare (ma già questo sarebbe un atto), o ignorerà tutto ciò che arriverà? E come verranno colti i direttori che si riappropriano dei loro uffici? Una parziale, e inattesa, risposta si può desumere dalla relativa serenità che in Regione si respira sulle procedure. «La continuità amministrativa non viene scalfita, è l’atto alla base delle nomine a non esserci, non gli atti conseguenti». È il ragionamento che si tenta di delineare, pur con la consapevolezza che «si dovrà fare una attenta valutazione su ogni atto e su ogni situazione che da lunedì le Asl e le aziende affronteranno». Chi firmerà gli atti? Un bel rebus.

Arrivano le Pec

Le mail certificate sono state indirizzate alla direzione generale dell’assessorato alla Sanità della Regione e alla stessa Todde, assessora ad interim. Testi asciutti, con poche premesse, alcune considerazioni e comunicazioni, basate sulla sentenza della Corte Costituzionale. La Regione non dovrebbe in teoria essere impreparata. Venerdì, in una riunione tra Todde e il suo inner circle è prevalsa la scelta, non definitiva, di procedere, nominando i nuovi direttori. A prescindere dalle Pec. Dall’altro lato i direttori giubilati (ma non tutti come è scritto nel box) potrebbero, dopo le Pec, ricorrere al giudice del Lavoro, che con procedura di urgenza potrebbe reintegrare subito le triadi dei direttori che ne abbiano fatto richiesta, anche per evitare il rischio di vuoti o doppioni gestionali nelle Asl.

Le conseguenze

L’avvio di un contenzioso implica una domanda banale. Alla fine della giostra chi paga? Dando per scontato che sono state sborsate somme improprie dalle casse regionali, nel momento in cui si concluderà questa vicenda, tra molto tempo, spetterà alla Corte dei Conti accertare se e quando sia stato commesso un danno erariale dal pagamento delle indennità non dovute ai commissari nel momento che contemporaneamente sarebbero state versate le somme anche ai direttori reintegrati. Da allora si avvierà l’attività della Corte dei Conti che tornando indietro all’origine delle nomine non potrà che puntare il dito sulla seduta di giunta che il 27 aprile (senza gli assessori Pd) ha nominato i commissari. Saranno gli assessori che hanno preso parte a quella seduta a pagare di tasca propria. Non è una ipotesi astratta. Come non è una ipotesi astratta che siano i commissari a dover restituire le somme oggi definite indebitamente percepite dalla loro nomina. E come in un sistema di vasi comunicanti, queste somme andrebbero a ristorare i direttori giubilati. Un pasticcio.

Le opzioni alternative

Il piano amministrativo e giudiziario ha percorsi chiari, poco contestabili. La Regione deve fare marcia indietro, le nomine dei commissari non sono valide. Il fatto che il resto della legge, tranne in un passaggio, sia rimasta in piedi è una consolazione solo per chi si illude di poter ancora vincere questa partita. Esclusi questi piani si apre invece una trattativa politica su come “ammorbidire” le pretese di chi si prepara a batter cassa. È una trattativa indicibile, che non verrà mai neppure presa in considerazione da chi alla fine la svolgerà, ma che è sul piatto. Alcuni ex direttori generali di Asl sono stati messi in un angolino a fare poco o nulla, altri potrebbero rientrare nel giro delle nuove nomine, altri ancora sono già in pensione e puntano solo al risarcimento pecuniario, con danni e interessi. Quasi tutti potrebbero essere lusingati, sapendo comunque che il coltello dalla parte del manico lo hanno loro, non certo la Regione. Lunedì si apriranno le danze. E una parziale soluzione a questa empasse potrebbe arrivare solo se sul piano politico tutti i partiti del Campo Largo fossero uniti nel nominare i nuovi direttori generali. Ma lo faranno senza robuste garanzie legali? A Todde la risposta.

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