La Nuova Sardegna

Le testimonianze vip

Licia Colò: «Volevo trasferirmi ad Alghero, poi ho visto i voli...»

di Francesco Zizi
Licia Colò: «Volevo trasferirmi ad Alghero, poi ho visto i voli...»

Beppe Severgnini: «Isola-collegamenti, con i fondi Pnrr si sarebbe potuto agire», Dalila Di Lazzaro: «Negli anni ‘80 non c’era l’impressione di essere isolati»

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Sassari C’è chi la sogna tutto l’anno, chi ci lavora, chi ci ha messo radici e chi, invece, vorrebbe farlo ma non può. Perché vivere o anche solo spostarsi da e verso la Sardegna è sempre più un esercizio di pazienza, se non di rassegnazione. Il problema? Sempre lo stesso, da anni: voli cancellati, tratte ridotte, tariffe che esplodono. Che tu sia un turista, un imprenditore, un medico pendolare o un volto noto della televisione, la faccia dei trasporti sardi è la stessa: scomoda, imprevedibile, costosa. Una terra al centro del Mediterraneo che, nel momento in cui servirebbe più vicina, si scopre lontanissima. Ogni volta che soffia il vento del mercato, l’isola diventa periferia.

Ma qui non si parla solo di disagi: il tema è diventato profondamente politico. Tocca il diritto alla mobilità, all’abitare, al lavorare. E riguarda anche chi, in Sardegna, vorrebbe trasferirsi stabilmente ma si scontra con la realtà. Tra questi c’è Licia Colò, conduttrice, scrittrice e viaggiatrice appassionata. Una che della Sardegna ha parlato spesso con amore. Ma che oggi racconta un sogno interrotto: «Cinque anni fa ho ponderato l’idea di potermi trasferire nella Riviera del Corallo, ad Alghero – spiega – ma ho subito capito che con il mio lavoro, che mi porta a spostarmi spesso, sarebbe stata un’impresa ardua». Non è un capriccio, sottolinea: «Il mio non è il grido d’allarme di una milionaria o di una turista, ma di una persona come le altre. Mi piacerebbe vedere una Sardegna più “italiana” e meno isolata. Al netto dei costi dei biglietti, che sono altissimi come è già noto, le destinazioni degli aerei sono poche, e ancora di meno in inverno». I collegamenti aerei, specie nei mesi freddi, sono ridotti all’osso. I traghetti, d’altra parte, non aiutano: spesso fatiscenti, e con costi improponibili per chi viaggia con l’auto e ha bisogno di una cabina. «Se parti dalla Sardegna, partire per il continente è come andare in America» continua la divulgatrice. «A Cagliari mi sembra che l’aeroporto sia ben fornito, mi sembra ci sia un problema soprattutto in quelli del Nord. Specialmente in inverno lo scalo di Alghero si svuota completamente, mi sembra incredibile». A pesare, è anche lo squilibrio tra stagione e fuori stagione. «Non prendiamoci in giro, la Sardegna vive ancora tanto di turismo. Immaginiamo per una famiglia, oltre al costo della vacanza in sé, anche quello esorbitante dei trasporti. Per adesso continuerò a venirci per lavoro e come turista».

Chi questa realtà la conosce da ben prima che se ne parlasse sui social è Beppe Severgnini, che della Sardegna è testimone da oltre mezzo secolo. «La prima volta che arrivai era il 1973 – ricorda – e sbarcai in moto, mentre i marinai si affacciavano per vedere un matto scendere dalla nave su due ruote. All’epoca la scomodità era sinonimo di vacanza». Ma oggi, aggiunge, «i traghetti sembrano transatlantici di lusso, perciò non mi scandalizzano. È però innegabile che i problemi ci sono. Finito un tour nel Sulcis qualche mese fa, sono rimasto sbalordito che già a fine maggio non ci fosse un collegamento notturno da Cagliari». Anche lui distingue: «C’è sicuramente una differenza tra Cagliari e gli altri scali, ma tutto sommato gli aeroporti sardi sono buoni. Non capisco però perché non si scelgono delle priorità: bisogna concentrarsi sui costi dei traghetti, sulle ferrovie, e io ci aggiungerei anche la manutenzione degli acquedotti. I soldi del Pnrr sarebbero potuti essere spesi così» conclude il giornalista.

Più netto è il commento dell’attrice Dalila Di Lazzaro: «Amo questa terra meravigliosa, ma la mancanza di aerei, e ci aggiungerei anche quella dei presidi medici, mi impedisce di trasferirmi qui». Poi il paragone con il passato. «Negli anni 80-90 venivo spesso in Sardegna e c’erano più aerei e orari più umani. Ora la situazione è assurda. In base alle destinazioni ci sono solo due voli al giorno, uno la mattina presto e uno la sera tardi. Se non fosse così verrei nell’isola non solo da turista».

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