Il Governo impugna il Salva-casa sardo: ecco i punti contestati
Il ministro Salvini aveva avvisato la Regione sulle conseguenze del mancato recepimento in toto della legge nazionale: in particolare su monolocali e altezze minime
Cagliari Il Governo smantella il Salva-casa in salsa sarda e congela il provvedimento atteso da cittadini e tecnici. Bocciati 12 articoli su 30 della legge nazionale che la giunta regionale aveva deciso di reinterpretare in versione light. Prima di tutto non recependo la riduzione della superficie minima dei monolocali da 28 a 20 metri quadri. Un no deciso agli appartamenti-loculo. Nessun accoglimento anche della possibilità di sanare locali con altezza di 2,40 metri invece dei tradizionali 2,70 metri.
Secondo il Governo la Regione è andata parecchio oltre i confini della sua competenza primaria sull’urbanistica. Che, secondo Roma, non può «tradursi in una piena e incondizionata autonomia normativa. Anche le Regioni speciali sono vincolate al rispetto di principi e materie trasversali, tra cui spiccano le riforme economico-sociali di interesse nazionale, e l’ordinamento civile». La Regione Sardegna, in sintesi, introducendo una sua interpretazione delle norme nazionali avrebbe violato «i principi di coerenza ordinamentale e di tutela dei diritti fondamentali che, per loro natura, richiedono un'uniforme disciplina sul territorio nazionale, anche a fronte di autonomie regionali rafforzate».
Le contestazioni riguardano anche il concetto di abuso sanato che la Regione vuole limitare. Il Governo ricorda come la Corte Costituzionale abbia già stabilito che «il condono ha per effetto la sanatoria non solo formale ma anche sostanziale dell'abuso, a prescindere dalla conformità delle opere realizzate alla disciplina urbanistica ed edilizia».
Il ministro Matteo Salvini, padre del Salva-Casa aveva già avvisato la Regione che il mancato recepimento in toto del provvedimento nazionale avrebbe avuto conseguenze legali. Ma aveva anche auspicato «la piena operatività di queste innovazioni legislative anche sul territorio regionale».
L’assessore regionale all’Urbanistica Francesco Spanedda difende la legge. «Ribadiamo di aver agito con la massima correttezza istituzionale, muovendoci in coerenza con lo spirito di semplificazione presente nel decreto-legge “Salva casa” promosso dal Governo nazionale. La nostra amministrazione ha sempre sostenuto le proprie ragioni in un confronto trasparente, dimostrando piena disponibilità a chiarire ogni aspetto tecnico e giuridico». Spanedda ribadisce come la Regione, in virtù dell’autonomia statutaria, abbia semplicemente deciso come governare il proprio territorio. «Non è una discussione solamente tecnica, bensì è in gioco il principio stesso per cui la Regione Sardegna deve poter governare il proprio territorio secondo le scelte più idonee alla propria realtà e alle proprie esigenze. Se le norme vigenti consentono ai Comuni di stabilire standard diversi, non si comprende perché la stessa facoltà non possa essere riconosciuta alla Regione nell'ambito delle proprie competenze». Non è nemmeno una questione di colore politico. «Alcuni articoli contestati sono stati infatti elaborati e accolti su proposta della minoranza, a riprova che il testo approvato è il frutto di un lavoro condiviso e di un dibattito aperto, non di una forzatura ideologica – chiarisce Spanedda -. La Regione ribadisce con forza che ha operato sempre nel rispetto della Costituzione e dello Statuto sardo, rispondendo a tutte le richieste di chiarimenti pervenute dai Ministeri, ha condiviso la volontà di semplificare le regole per i cittadini, così come annunciato dal Governo con il 'Salva casa' e intende difendere in tutte le sedi il principio di autonomia e la propria competenza primaria in materia urbanistica, così come stabilito dal nostro Statuto Speciale». (serena lullia)