Un rilevatore di vene a infrarossi per i pazienti dell'Oncologia di Sassari
L’apparecchio è stato donato dal Rotary Club di Porto Torres
Sassari Un piccolo dispositivo, facile da usare, che aiuta medici e infermieri a individuare subito le vene. È il rilevatore a infrarossi donato questa mattina dal Rotary Club Porto Torres al day hospital di Oncologia medica dell’Aou di Sassari. Lo strumento proietta sulla pelle un’immagine amplificata in tempo reale del percorso dei vasi sanguigni. In questo modo è più semplice effettuare prelievi, infusioni o medicazioni, evitando tentativi multipli e riducendo fastidi e dolore per i pazienti.
Alla consegna erano presenti il presidente uscente del club, Fernando Ruberti, e Paolo Pinna. Ad accoglierli, il commissario straordinario dell’Aou Mario Carmine Palermo, la direttrice sanitaria Lucia Anna Mameli, Marina Iole Crasti direttrice della struttura Affari generali che ha curato la pratica della donazione, il direttore dell’Oncologia medica Alessio Aligi Cogoni e la coordinatrice infermieristica del day hospital, Maria Paola Lella.
Il dispositivo è utile soprattutto per pazienti oncologici sottoposti a terapie frequenti, per chi ha vene molto sottili o per chi presenta difficoltà vascolari legate all’obesità.
«Assieme ad altri 16 club della Sardegna – ha spiegato Fernando Ruberti – abbiamo deciso di raccogliere i fondi per acquistare uno strumento davvero utile. Il nostro motto, servire al di sopra di ogni interesse personale, ci ha guidato in questa scelta, con l’idea concreta di rendere meno faticosi i trattamenti per i pazienti».
Il commissario straordinario Mario Carmine Palermo ha voluto sottolineare il valore del gesto: «Le donazioni verso le strutture dell’Aou di Sassari stanno crescendo. È un segnale forte: i cittadini sentono questa azienda ospedaliera sempre più vicina, sempre più loro. Donare uno strumento come questo significa migliorare davvero la qualità delle cure e mostrare una grande attenzione verso chi affronta momenti delicati».
«È un dispositivo che i nostri infermieri useranno ogni giorno – ha detto Alessio Cogoni – soprattutto nei casi in cui le vene non sono facilmente individuabili, come capita spesso nei pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia».
Un contributo che migliora anche l’esperienza dei pazienti, come ha ricordato la dottoressa Maria Paola Lella. «Con questo strumento - ha detto - potremo intervenire con più precisione, limitando il disagio. È un aiuto concreto per offrire un’assistenza più attenta».